Fedeli al carisma

 





"Una errata teoria del carisma, secondo la quale il carisma sarebbe un “crisma” consegnato unicamente alla sola fondatrice e da questa viene in parte trasmesso ai suoi seguaci; dimenticando quindi che ogni persona che partecipa di un carisma riceve questo direttamente dallo Spirito e non dal fondatore-mediatore (sebbene il fondatore abbia un suo ruolo essenziale). Perché se i membri percepiscono il fondatore come fonte esclusiva del carisma tendono a sviluppare con lui/lei un rapporto di dipendenza e non di autonomia." (Luigino Bruni, 101 domande su Chiara Lubich)

Luigino Bruni  e le sue tesi sono la salvezza del Movimento dei Focolari o, per lo meno, l'occasione di una svolta? 

In questo passaggio, Bruni sta argomentando su una tematica ricorrente nei suoi libri, e che ha suscitato un certo scalpore: è possibile "rottamare", almeno in parte, Chiara Lubich? Dirsi che la santissima figura della mamma, della cara leader a cui tutto dobbiamo, ci ha lasciati in acque non proprio tranquille, e che è ora di andare avanti? E' possibile prendere le distanze dalla sua figura o, per lo meno, ridimensionarla? Si possono rivedere gli Statuti dell'Opera di Maria, per valutare i rischi della famigerata "deriva settaria"?

Secondo Bruni, a giudicare da queste righe, non solo è possibile, ma anzi, doveroso, ed è colpa dei membri del Movimento, che non hanno capito come relazionarsi con Chiara, se ciò non è ancora accaduto. I membri del Movimento sono sempre colpevoli, si direbbe, perché non capiscono mai nulla; o forse capiscono fin troppo bene, ma  Chiara Lubich ha diffuso sapientemente l'arte di colpevolizzare. Vedi qui, il caso di "essere Nulla".  

Come è già capitato con "Scomponendo Chiara- Nulla", anche stavolta sono andata alla ricerca delle fonti per comprendere se, effettivamente, i focolarini hanno la possibilità di attingere direttamente al carisma dell'Unità da Dio o se, necessariamente, devono passare per Chiara che ne è l'unica depositaria. Credo che immaginiate già il risultato della ricerca.

Chiara, la medium
Una donna vergine ha degli stati di trance, nei quali il Divino penetra in lei, si sostituisce alla sua personalità e la fa parlare in Suo nome. I sacerdoti che la circondano trascrivono le sue parole, le interpretano, e le diffondono ai fedeli. 

Vi ho descritto la Pizia, la profetessa del santuario di Apollo a Delfi, ma non crediate che nel mondo cattolico questi fenomeni siano inconcepibili. Chiara Lubich, in particolare, ama presentarsi proprio così: una medium, un semplice canale tra Dio e gli altri uomini. 

Nel 1977, al Congresso eucaristico di Pescara, disse: «La penna non sa quello che dovrà scrivere, il pennello non sa quello che dovrà dipingere e lo scalpello non sa ciò che dovrà scolpire. Quando Dio prende in mano una creatura per far sorgere nella Chiesa qualche sua opera, la persona scelta non sa quello che dovrà fare. È uno strumento. Quando tutto iniziò a Trento io non avevo un programma, non sapevo nulla. L’idea dell’Opera era in Dio, il progetto in Cielo. E questo, penso, può essere il caso mio».

Una creatura, una sola persona scelta, su questo Chiara non è fraintendibile. Quella persona è lei, nel caso del carisma dell'Unità. Padre Fabio Ciardi, di cui leggeremo più sotto, dimostra come Chiara sia perfettamente nella norma: i fondatori sono sempre ignari di quello che faranno in futuro, si contraddicono in continuazione ed è cosa buona e giusta, perché Dio rivela a poco a poco il Disegno. Quindi, se state incespicando per una strada dissestata, cercando di seguirli,  e avreste voglia di mandare loro una serie di maledizioni, ravvedetevi: il Divino Navigatore ha ingiunto loro di battere nuove, misteriose vie, lontano da quelle tranquille e asfaltate del mondo. 

A dire la verità, Chiara si ritiene una medium particolare: non ha avuto la rivelazione completamente da sola, ma trovandosi circondata dalle sue prime compagne. Quindi ritiene che la sua spiritualità non sia individuale, ma "collettiva".

Oggi ho ordinato alle mie bambine di perdere l’obbedienza ed il comando: ma di solo amare. E avranno al posto delle virtù Dio Amore, ed in Lui la virtù dell’obbedienza che è il Verbo stesso e del governo che è il Padre stesso. (Lettera del 25 agosto 1949, raccolta da Michel Vandeleene).

…Io esigo dai miei che siano perfetti come il Padre, che siano amore in atto e non altro. Se sono diversi li abbandono togliendo loro anche ciò che credono di avere. ... un’anima sola deve vivere: la mia e cioè quella di Gesù fra noi che è in me. Questi focolarini che così agiscono sempre sono perfetti. Essi sono Gesù fra noi con me. Perché nulla si sono tenuti (ed hanno perso coll’anima anche le ispirazioni parziali), hanno tutto. Siamo con ciò uno e quest’Uno vive in tutti. Chi così non fa e vuol tenersi qualcosa è nulla.” (Chiara Lubich Lettera del 23 novembre 1950 )

Insomma, abbiamo capito che genere di ruolo hanno le "bambine" e i bambini che nel frattempo si sono aggiunti. Non di sicuro quello di ricevere ulteriori ispirazioni. Perché Chiara si permette di dare loro ordini e, soprattutto, di richiedere che annullino la propria personalità? Per farle da cassa di risonanza e da sostegno, in modo che, supportata da loro, possa ricevere meglio le sue illuminazioni. In questo senso l'aneddoto dei libri in soffitta è esemplare:

Un’esperienza mia dei primi due anni, ’44-’45, è stata quella di avere l’animo in grande sospensione. Cioè arrivava questo Ideale, questo carisma funzionava; si innestava sulla mia anima e sulla mia intelligenza, come una luce nuova, però nessuno me l’approvava. Chi me lo diceva: era il focolare, dove c’era Gesù in mezzo. Era Gesù che mi diceva… Quando c’erano le focolarine e venivano a casa non avevo un minimo… Minima sospensione, minimo dubbio, minimo niente. Era tutto chiaro che io ero stata chiamata, io devo portare questa spiritualità, io devo arrivare all’ut omnes, era tutto chiaro.
Una volta che non c’era Gesù in mezzo in focolare e le mie compagne dovevano correre ad andare negli uffici, nelle scuole dove erano; io sono rimasta a casa per far la minestra per tutte, ricordo che son partite e non c’era unità. Io sono andata in soffitta a prendere della legna per cuocere, però su in soffitta vedo i miei libri che avevo lasciato per Dio, e era il mio tesoro che avevo lasciato, il mio Dio di prima e ho visto, ho sentito il pianto dentro di me, perché non aveva più senso la mia vita senza Gesù, senza Gesù in mezzo, e lì sono cadute queste lacrime e ricordo appunto questa polvere sui libri che si è alzata via per via di queste lacrime. Sono venuta giù (…) E ho aspettato che venissero. Allora ci siamo dette “Allora mettiamo Gesù in mezzo”, è scomparso tutto, ho ritrovato nuovo il senso della mia vita… Chi ci dà a noi, popi, il senso della nostra vita è Gesù in mezzo, non tanto Gesù dentro, anche quando siamo soli e non possiamo far altro; ma è Gesù in mezzo, perché noi, appunto, portiamo la spiritualità collettiva, portiamo la comunione. (Chiara Lubich, incontro con le comunità di Calabria, Malta e Sicilia, Palermo 18 gennaio 1998)

Se le focolarine non fanno unità a Chiara, il canale diretto con Lassù subisce delle interferenze, Chiara perde la sicurezza, inizia ad avere dubbi, addirittura non vede più il senso della sua vita. Quindi le compagne contribuiscono al carisma? Sì, ma in modo esclusivamente passivo: "Io ero stata chiamata, io devo portare questa spiritualità, io devo arrivare all’ut omnes, era tutto chiaro." Le altre, se non possono fare le cheerleader, devono sapersi levare elegantemente di torno. "Se sono diversi li abbandono togliendo loro anche ciò che credono di avere": ci pensa Chiara stessa ad allontanare da sé i disturbatori, che interferiscono sulla sua linea carismatica con le loro personalità; sostegno significa "assenso" e "obbedienza", non suggerimenti o cose simili, figuriamoci critiche. Ma non ci aspetteremmo quel "togliendo loro", che suona inquietante e molto minaccioso. 

Come accadde a Graziella De Luca nella Sala Massaia dove si riuniva la nascente comunità dei Focolari, a Trento, nei primi anni dell’avventura dell’unità: «Mentre Chiara parlava, vidi con gli occhi dell’anima una grandissima luce e capii che quella luce era Dio, l’amore infinito. La comprensione si accompagnava a questa luce interiore: dire “ho capito” tuttavia era già un passaggio troppo lungo, si trattava di una sensazione immediata. Era Dio, amore infinito, che mi saziava completamente l’anima, in me non restava alcun vuoto. Era quello che avevo cercato da sempre».

Se questo è il genere di approccio che le prime compagne e i primi compagni hanno avuto al carisma, immaginate come potessero padroneggiarlo, interpretarlo ed analizzarlo, aggiungendovi dei loro contributi. 

...L’infantilismo è un fenomeno frequente nelle comunità religiose. La sua origine sta, di nuovo, nella mancanza di una vera pratica di reciprocità tra uguali, della mancanza di riconoscimento reciproco in pari dignità, nella paura che rendere persone autonome significhi perderle, e in un rapporto immaturo con Chiara (e con i responsabili), trattata anche se in buona fede, non solo come “madre” (che già di per sé sarebbe sufficiente per l’infantilismo) ma anche come persona dotata di caratteristiche al confine tra l’umano e il divino, fenomeno, anche questo, comune ad altre realtà carismatiche con fondatore. … (Luigino Bruni, 101 domande)

Interpellata più volte sul problema della perdita di personalità, Chiara ha sempre risposto che i focolarini, facendosi "nulla d'amore", lasciano vivere Cristo in loro, e quindi ritrovano la propria personalità centuplicata, potenziata e migliorata. Insomma, ci si aspetterebbe che diventino più maturi, più capaci, più responsabili nei confronti del Movimento... E invece, a quanto pare, sono diventati più infantili, attaccandosi alle sue gonnelle. La cosa era prevedibile, se quella che abbiamo descritto era la situazione già nei primi tempi, ma Chiara ha promesso tutt'altro, e questa è una prima dissonanza che, per un'organizzazione come il Movimento, è molto difficile da accettare.

A proposito di primi tempi: non sto nemmeno qui a riportare le innumerevoli occasioni in cui Chiara sostiene di RIFARSI AI PRIMI TEMPI, per risalire alla corretta interpretazione di un punto della sua spiritualità. Non solo i membri dei focolari, ma lei stessa, la Chiara matura ed anziana, deve rifarsi alla "Chiara di allora", quella che ha ricevuto le illuminazioni. Nessuna possibilità, quindi, per i membri del Movimento arrivati dopo di partecipare alla rivelazione e di riceverla direttamente dallo Spirito; per farlo devono, in qualche modo, ritornare anche loro a dei "primi tempi" che non hanno vissuto. Bisogna dire che la sensazione è lievemente frustrante, anche per i fedelissimi. 

Igino Giordani crea il personaggio di Chiara Lubich

Quel che più colpì Foco fu Chiara: la sua sapienza e la sua semplicità; la completa appartenenza a Dio. Una creatura che viveva di Dio e voleva operare per la Chiesa. Foco ebbe subito l'impressione di una grandezza unica, e si stupì che le pope non dessero segno esterno di venerarla come una superiora unica. Era che esse stavano verso di lei come figlie naturali verso la mamma regina, le quali vedono la maternità e ignorano la regalità: inoltre, vivevano nello spirito stesso dell'unità, coltivato nel clima di tutta umiltà, che faceva di tutte uno: e in quell'unità non avvertivano differenze.   

La grandezza. Foco ebbe subito l'impressione di trovarsi di fronte all'anima femminile più grande, nella linea della santità mariale. E stette a studiarla: per anni la studiò: e non vide imperfezione volontaria in lei, di una purezza e bellezza mariale crescente di giorno in giorno. (...) Nel raggio di lei- una luce calda e riposante- le pope si svolgevano come una vegetazione mirabile. 

Chiara così aveva capito nel 1949 il suo disegno, tracciato da Dio, e allora così lo spiegò. Il suo disegno poteva dirsi il suo Magnificat, perché glorificava Dio per aver messo in una persona- lei- la realtà del suo annunzio: "Dove due o più..."; l'unità cioè realizzata in lei; e in lei la capacità di proiettare fuori da sé l'unità stessa. E ciò perché- diceva- Dio comincerà sempre dall'uno: da Adamo, per la creazione dell'uomo, da Maria tutti i figli redenti. Maria- ebbe poi a spiegare nel 1961- è una persona collettiva. 
        (Igino Giordani, Storia di Light) 

Abbiamo sempre detto che Giordani scrive questo testo negli anni Cinquanta, nello stesso periodo in cui Chiara ha le rivelazioni del '49 e scrive le indicazioni perentorie che abbiamo letto. Ma, come potete leggere, Giordani cita il 1961, quindi a distanza di più di dieci anni ancora insiste nel vedere in Chiara la creatura "mariale" e perfetta. 
Per quanto Chiara possa essere autoritaria, umorale, a volte un po' piagnona, le sue compagne vedono in lei un'amica, anche divertente, e si relazionano alla pari con naturalezza. Cambierà tutto con l'arrivo di Giordani? Sarà lui a instillare in Chiara la convinzione di essere una creatura eccezionale (si noti la de-umanizzazione di Chiara, da persona in carne ossa quasi ad essere spirituale), e nelle compagne la necessità di venerarla, di guardarla dal basso verso l'alto? Quanto di queste affermazioni esagerate è rimasto nelle carte segrete di Giordani (Storia di Light, ricordiamolo, non doveva essere pubblicata) e quanto, invece è stato da lui condiviso con Chiara e le pope, condizionandole?

Se parliamo di infantilismo, è proprio Giordani a metterci il carico da novanta:

Carissimo Foco,
voglio comunicarti subito tutta la mia gratitudine per la tua visita e desidero farti conoscere l'impressione della mia anima al tuo passaggio. E' stato come se io fossi una bimba piccina in braccio alla madre: non vedevo e non capivo che per lei. Quando tu sei venuto, mi togliesti dal suo braccio e mi mettesti per terra dicendomi: "Guarda come è grande tua madre!" Mi hai rivelato qualche cosa di cui istintivamente ero a conoscenza, ma la tua presenza me lo ha fatto capire in tutta la sua ampiezza. (Lettera di Dori Zamboni a Igino Giordani "Foco", in Storia di Light e in Erano tempi di guerra, Città Nuova

Scendendo dalle braccia di Chiara, Dori potrebbe diventare adulta, ma Igino Giordani glielo impedisce, ribadendo "Guarda come è grande tua MADRE". Anzi, a dire la verità, prima della sua venuta Dori non pensava nemmeno che Chiara fosse sua madre, e non si concepiva come una bambina "piccina": è stato lui a farglielo capire, parlandone esplicitamente, come testimonia in altri passaggi di Storia di Light. Tutto ciò che Luigino Bruni denuncia, in termini di infantilismo, maternage e culto della personalità della leader, è stato costruito accuratamente da Igino Giordani e approvato pienamente dalla stessa Chiara Lubich. 

Per quanto riguarda il carisma, è Chiara a scrivere (almeno secondo Giordani) che Dio comincia sempre da uno, e, nel suo caso, una: Maria. Ma i fondatori si contraddicono sempre, e così, tempo dopo, Chiara corregge il tiro, avventurandosi in un sentiero ancora più intricato: la "persona collettiva". 
Per nascondere la mitomania degli inizi, anziché ammettere di avere esagerato, passiamo dalla padella alla brace? 

I teologi di Chiara

Giustamente trascorrere il tempo a studiare Chiara è un po' eccessivo, persino per Giordani, ma c'è chi può farlo a pieno titolo: i membri della Scuola Abbà. Studiano non Chiara ma il suo carisma, partendo dai testi "dei primi tempi", e in particolare dal "Paradiso '49". Con un piccolo particolare: nelle sessioni di studio Chiara stessa è presente, anzi, decide lei  quali personalità invitare, come ospiti o membri permanenti; interviene per precisare se gli esperti la stanno interpretando in modo corretto, nessun altro potrebbe farlo, all'infuori di lei, nemmeno le  focolarine presenti nel '49. La Scuola Abbà, ancora una volta, gravita intorno a lei. Un membro qualunque del Movimento non può dire la sua sull'Ideale; lo riceverà attraverso il filtro della scuola, se non direttamente da Chiara stessa. 

Forse Chiara è stata fraintesa: non è annullandosi per lei che troveremo l'ispirazione del carisma. Vediamo cosa dicono alcuni dei più importanti membri della scuola Abbà. 

La Chiesa, per il susseguirsi di sempre nuovi carismi, può essere compresa come un dispiegarsi di Cristo lungo i secoli, come un Vangelo vivo che si attualizza in sempre nuove forme, un “Vangelo incarnato”, che si apre lungo i secoli, e, per i numerosi membri delle varie famiglie religiose diffusi sui cinque continenti, nello spazio. Il carisma dei fondatori e degli iniziatori delle nuove esperienze ecclesiali, appare qui nella sua origine più alta: il Verbo incarnato che si manifesta e si dice attraverso persone concrete fatte dello Spirito “parole” dell’unica “Parola”, aspetti particolari della totalità del Vangelo.
(...) Nella definizione del carisma del fondatore data da Mutuae relationes, il primo verbo è “trasmettere”: è il compito del fondatore. Ne rimangono altri quattro che riguardano coloro a cui l’esperienza è trasmessa: si tratta di “vivere”, “custodire”, “approfondire” e “sviluppare” il carisma.
(...) Il “carisma del fondatore” diventa il “carisma dell’istituto”, quasi rifrazione collettiva di quello, sviluppato dalla vita, dall’esperienza, dagli apporti personali di quanti lo Spirito continua a chiamare: il seme diventa albero. (...)
A mano a mano che l’albero cresce le nuove generazioni non dovranno mai dimenticare le radici.
Perché là tutto era incominciato e da là essi debbono ripartire, imparare di nuovo a seguirlo, anche se ora in modo nuovo. (Padre Fabio Ciardi)

Non sembra che ci siano dubbi: a parte il fatto che il Verbo si è fatto carne nei fondatori (meglio del papa, insomma), i compiti sono ben precisi, il fondatore trasmette, gli altri devono "vivere", "custodire", forse il margine di iniziativa è "approfondire" e "sviluppare". In ogni caso, quando il fondatore non c'è più, è tutto nuovo, sì, ma pure sempre nel "seguirlo". 

Ora, dicevo, possiamo forse convenire che ci troviamo in mezzo al guado di una terza fase: quella, in molti casi successiva alla conclusione del periodo fondazionale, in cui l’effervescenza carismatica è impegnata a trovare gli opportuni canali per una equilibrata istituzionalizzazione, in rapporto a sé e in riferimento alla compagine ecclesiale nel suo insieme, al fine di esprimere al meglio, a servizio dell’evangelizzazione, il proprio specifico contributo. (Piero Coda) 

Presidente dei teologi italiani, Piero Coda si preoccupa soprattutto di dare una rispettabilità e una collocazione all'"effervescenza carismatica". Da incendiari a pompieri, per il bene della Chiesa, finalmente. Non direi, quindi, che la morte del fondatore sia il momento per fare ulteriori rivoluzioni. 

Quello di Chiara Lubich gli appariva come uno dei vertici originali e una delle sintesi della spiritualità cristiana di tutti i tempi. Forse l’affermazione può sembrare eccessiva – aggiungeva -, ma si può prevedere che un giorno gli storici della spiritualità e della mistica, i teologi e i maestri, riconosceranno in lei una testimone eminente della spiritualità di tutto l’arco cristiano, una persona in cui le vie spirituali apparse lungo la storia convergono e si armonizzano, si arricchiscono e si rilanciano verso un futuro di luce. (Non occorre aspettare il futuro: padre Jesús Castellano l’ha già riconosciuto (https://www.cittanuova.it/un-cuore-aperto-e-universale/?ms=001&se=013)

Ma che gli volete dire, a padre Jesùs Castellano, che purtroppo ci ha lasciati, se Chiara Lubich è come l'arco di volta che tiene in piedi l'architettura di tutte le vie spirituali, che si intrecciano e si armonizzano, e pure si arricchiscono a contatto con lei? Vorreste mettervi voi a toccare un simile carisma?

Aprendo la povertà del mio cuore e della mia mente per dare inizio al compito così arduo ma così affascinante che l’Opera mi affida, ho avvertito fortemente che avevo da fare una cosa sola: mettermi davanti a Chiara – ho una sua foto sulla mia scrivania –, lasciarmi interpellare da quegli occhi che per me sono ancora vivissimi e parlanti; sentirmi sempre e di continuo chiamato da quella voce che tante volte, per me, ha significato richiami di Dio oltre che affetto di madre. (Peppuccio Zanghì, Leggendo un carisma, Chiara Lubich e la cultura)

Insomma, non sono nemmeno lo studio e la meditazione sulle parole di Chiara, per tentare di capire cosa volesse trasmetterci, a portare avanti il carisma: bisogna mettersi davanti ad una sua fotografia, senza di lei e il suo fascinum non andremo da nessuna parte.

La direzione attuale del Movimento dei Focolari "Opera di Maria"

Accenniamo appena ad un paio di interventi; questa parte è tutta in divenire, e sono i membri attuali dell'Opera di Maria che dovrebbero raccontare il periodo dal 2008 ai giorni d'oggi. 

Lei, avvocato e con studi di teologia e diritto canonico, era accanto a Chiara nel suo recente impegno per l'aggiornamento degli statuti generali dell'Opera di Maria. Che esperienza è stata?

È stato partecipare al lavoro di una creatura, scelta da Dio quale suo strumento per donare alla Chiesa e all'umanità un nuovo carisma. Nel continuo attento ascolto dello Spirito Santo, Chiara trasferiva tutto il contenuto di quel dono in brevi formule giuridiche, per delineare e presentare l'opera che da esso è nata e che solo lei che l'ha generata conosceva nelle sue più intime fibre. Negli ultimi anni, si aggiungeva l'urgente desiderio di un aggiornamento che desse diritto di esistenza agli sviluppi più recenti di questa pianticella che si era venuta arricchendo di nuovi abbondanti frutti.
Coinvolta in questo lavoro, ho visto Chiara indicare cammini da percorrere e mete da raggiungere, particolarmente attenta a lasciare ogni possibile apertura, con lo sguardo fisso alla fratellanza universale, e sempre partendo dalla vita concreta. Non capiva come si potesse pensare alle norme in astratto. Tutto in lei era vita e ogni norma nasceva dalla vita e doveva essere capace di generare vita.
Voleva che ogni particolare degli statuti fosse segno e frutto di quella comunione che è alla base di tutta la vita di quest'Opera e che è posta come premessa di ogni altra regola. Da qui l'ampia consultazione e l'ascolto attento di ogni suggerimento, pur con la chiara coscienza di essere l'unica che poteva garantire la corrispondenza delle norme alla ispirazione originaria e descrivere, definire, tratteggiare quella fisionomia che avrebbe distinto la sua creatura. Questa coscienza si univa ad un amore appassionato per la Chiesa che Chiara ci ha trasmesso e dalla quale accoglieva con infinita gratitudine ogni suggerimento. Avvertiva l'importanza di questo lavoro di definizione, quasi di cesello, che l'approvazione della Chiesa ha suggellato e impreziosito, a garanzia del carisma per i secoli futuri. "Bisogna radicare bene l'Opera negli statuti - diceva riferendosi a quando lei non ci sarebbe più stata - perché gli statuti ti dicono cosa fare, ti butti nella vita e torna la gioia, torna la sicurezza, torna la felicità". Quella sicurezza e quella felicità che lei ci ha testimoniato anche per l'ultima approvazione - il 15 marzo 2007 - a cui rispondeva con il più deciso impegno: "La Chiesa ci vede così, dobbiamo essere così". (Maria Voce Emmaus per Avvenire, appena eletta Presidente)

Fedele al personaggio della medium, Chiara è completamente ignara del diritto canonico (dopo una vita trascorsa a contatto con gli uffici vaticani), ed ha bisogno della giurista Emmaus per tradurre in formule accettabili i suoi Statuti. L'aggiornamento, dalle parole di Emmaus, sembrerebbe nel segno dell'ennesima aggiunta: come ben sa chi conosce l'Opera di Maria, Chiara creava continuamente nuovi gruppi di persone, con tipologie differenziate di vocazione, affidando loro innumerevoli iniziative e progetti. Il suo movimento è divenuto così una pianta dalla ramificazione estesissima, senza che vedesse mai la necessità di darle una sfoltita: ogni nuova "branca", ogni nuovo "dialogo" erano la prova che il carisma funzionava ancora.
Per quanto riguarda la possibilità di riformare le regole e lo stile di vita all'interno dell'Opera, la situazione è piuttosto contraddittoria: da una parte Chiara lascia "ogni possibile apertura", dall'altra vincola sempre tutto alla "vita", ovvero alla sua esperienza personale. E così rimane sempre l'unica a poter interpretare gli Statuti, e la fase di apertura sembra concludersi nel 2007, quando c'era ancora lei.

Sono convinto che Chiara, oltre ad essere stata dotata da Dio di un “genio ecclesiale” sia, davvero, un “genio ecclesiale”, in continuità con altri che ci sono stati nella Chiesa e che hanno aperto orizzonti nuovi, sempre incardinati nella tradizione che risale allo stesso Gesù. Era doveroso approfondirlo in questo Centenario.
Io prego perché Dio ci dia le grazie necessarie per attualizzare vitalmente e radicalmente il carisma di Chiara Lubich. Penso che dobbiamo ripartire, rinascendo dal cuore del carisma, da ciò che noi chiamiamo l’Ideale, e da lì mettere in moto le riforme necessarie perché il Movimento, anche in quanto istituzione, rifletta sempre meglio la vita umano-divina che lo anima. E rinascita vuol dire purificazione e conversione. (Jesùs Moràn)

L'attuale presidente Jesùs Moràn promette riforme, ma le premesse non sono incoraggianti: Chiara era un "genio ecclesiale", non possiamo eguagliarla. Autore lui stesso del libro Fedeltà dinamica. La sfida dell'attualizzazione del carisma,  Moràn ha suscitato diverse critiche per il suo concetto di "fedeltà dinamica", che già di per sé suona come un ossimoro, se non viene spiegato molto bene: come fare a cambiare (la "dinamica"), mantenendosi fedeli al carisma della donna geniale, che è intoccabile? E, come potevate temere, Moràn scende assai poco nel concreto. 

Il richiamo alla purificazione e alla conversione fa pensare, ovviamente, ai casi di abuso e al necessario percorso di riparazione, ma non sembra che esso incida realmente sul processo di riforma. Abbiamo sbagliato perché non siamo stati bravi ad applicare il carisma, ma il carisma è perfetto, di suo. Facciamo una cosa inedita per i Focolari: promettiamo di rinascere. 
Ma qual è il "cuore del carisma"? Significa che esiste una parte superflua, che si può addirittura eliminare, o comunque emendare? E chi lo stabilisce? Suppongo che nessuno se la senta di assumersi un simile compito, dato che Chiara riteneva, come abbiamo visto, che nessuno fosse in grado di farlo, tolta lei, ed ha allontanato chiunque tentasse di interferire sulle sue visioni. 

E' stata appena pubblicata, o è in fase di pubblicazione, la prima edizione critica del testo "Paradiso '49"; stiamo sul pezzo, vediamo cosa succede. 


Commenti

  1. Lavoro di buon senso. Certamente condivisibile e ben documentato. Molte grazie per il vostro impegno. Colgo l'occasione per fare a ciascun* i migliori auguri per il nuovo anno !


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