Come riconoscere leader tossici e movimenti attossicati

 

Lucio Domizio Enobarbo, quando gli chiedono di fare una legge antiplagio contro gli NMR


Molte persone, quando si approcciano al tema degli abusi, sono turbate all’idea che un gruppo cattolico possa essere equiparato ad una setta. Com’è possibile? Le sette hanno dottrine stravaganti, incompatibili con la fede; i movimenti ecclesiali, invece, sono approvati dalla Chiesa tramite statuti e regolamenti, incontrano il papa ed hanno la sua evidente approvazione, sono inseriti nelle parrocchie… Insomma, si vede che fanno una vita rispettabile!

In realtà, come abbiamo potuto approfondire nel nostro precedente post, il potere carismatico è molto diffuso all’interno della Chiesa cattolica, e non è così facile da controllare. Se il potere tradizionale è prerogativa del clero, diverse persone possono emergere, invece, come leader carismatici: ecclesiastici, religiosi, laici. Quando la loro leadership è “tossica”, per usare un termine che va di moda ai nostri giorni, non è facile accorgersene nelle immediatezze. Purtroppo gli abusi all’interno dei gruppi emergono solo alla lunga distanza, proprio perché l’etichetta di “cattolico”, quando viene applicata a qualcuno, è una garanzia di grande rispettabilità, porta la gente a fidarsi di quel tale gruppo e di quel tale fondatore. Anche se, bisogna dirlo, la Chiesa cattolica sta facendo di tutto per esaurire il credito di cui gode.

Abbiamo pensato di svolgere un servizio utile, tirando fuori qualche volume della nostra biblioteca carismatica, nella quale non manca, naturalmente, la saggistica sul riconoscimento delle sette. Abbiamo ricercato materiale sulle due questioni cruciali: come individuare un leader tossico; come riconoscere se un intero gruppo è stato “intossicato”.
Abbiamo scelto volutamente degli autori che si occupano specificatamente del mondo cattolico, proprio perché qualcuno troverebbe offensivo il paragone con le sette “profane”. Se vi sembrerà che abbiamo stilato dei lunghi elenchi noiosi, è perché non approfondiamo in questa sede il contenuto dei libri: dovete procurarveli e leggerli voi, se siete interessati all’argomento!

Vi stupireste di quanti studi sono stati fatti sui movimenti e le nuove comunità cattolici, quasi sempre con toni critici. E com’è possibile, allora, che certi gruppi siano ancora in circolazione? Evidentemente esiste più libertà di… movimento di quanto non si creda. 
Se volete proporvi anche voi, con il vostro personale carisma, per fondare una nuova comunità, cercate di evitare gli errori di cui ci parleranno i nostri esperti. Sempre che non siate dei narcisisti perversi; in questo caso, buon divertimento.

Giorgio Ronzoni, Le sètte "sorelle", Edizioni Messaggero 

Innanzitutto Ronzoni attinge una definizione del leader da Margaret Singer, celebre studiosa americana dei nuovi movimenti religiosi: 

- Autoproclamato di una missione affidata da potenze ultraterrene

- Autoritario e affascinante

- Accentra su di sé la venerazione degli adepti

Ronzoni stesso aggiunge:

“Il soggetto istrionico facilmente contesta alla religione tradizionale una mancanza di stimoli forti che sappiano coinvolgere, trascinare ogni sorta di passione mistica. Per questo può cercare di inventarsi una “religione” molto più povera di contenuti ma più ricca di forme”.
Sottolinea anche l’influenza che possono avere i social network e i mass media nello spingere il soggetto a ritenersi speciale.

LE QUINDICI CARATTERISTICHE DI UN POSSIBILE LEADER ABUSATORE

1) Parlantina sciolta e fascino superficiale;
2) Capacità di manipolare e raggirare;
3) Megalomania;
4) Tendenza patologica alla menzogna;
5) Mancanza di rimorso, vergogna o senso di colpa;
6) Emozioni superficiali;
7) Incapacità di amare;
8) Bisogno di stimoli;
9) Cinismo e mancanza di empatia;
10) Scarso controllo del comportamento e natura impulsiva;
11) Precoci disturbi del comportamento e/o delinquenza giovanile;
12) Irresponsabilità e inaffidabilità;
13) Promiscuità sessuale e infedeltà;
14) Mancanza di un progetto di vita realistico e parassitismo;
15) Versatilità criminale o imprenditoriale.

Da Robert Hare e Harvey Cleckley, la Psicopatia e la PLC

Potete fare voi stessi il gioco: pensate a qualche leader controverso di vostra conoscenza, e provate a vedere quali punti corrispondono alla sua personalità. In questo post non ci vogliamo soffermare in modo esclusivo sui Focolari, ma, nel leggere la citazione di Ronzoni "“Il soggetto istrionico facilmente contesta alla religione tradizionale una mancanza di stimoli forti", non possiamo fare a meno di pensare a tutte le volte che Chiara Lubich e Igino Giordani, nei  loro testi, hanno espresso insoddisfazione per la vita borghese, per i fedeli "tiepidi", ed hanno invocato un cristianesimo sublime ed eroico. 





Un libro, peraltro, molto utile per capire cosa possano essere gli "abusi spirituali", di cui tanto si parla senza dare precise definizioni. 

IL FALSO LEADER: UN APPROCCIO CENTRATO SUI COMPORTAMENTI

1) Lo Spirito Santo si esprime solo attraverso il leader, quindi contraddirlo significa opporsi a Dio.
2) Il falso leader impone di avere fiducia in lui, anziché guadagnarsela con i suoi comportamenti: questo si esprime anche nei giuramenti e nella reticenza.
3) Il leader dà più valore all’immagine che alla sostanza, pretende di ricevere onori per ammantarsi di spiritualità ed autorevolezza.
4) Dà grande importanza a cose banali, e minima a cose decisive. “Vengono criticati modi di vestire, musiche, particolari liturgici… E si trascurano la misericordia, la giustizia e la gioia.”
5) Tende a far dipendere la salvezza dalle opere e non dalla grazia di Dio, imponendo degli alti standard di comportamento.
6) Più che favorire l’ingresso nella Chiesa e nel regno di Dio, tende ad imporre standard che estromettono le persone.
7) Si preoccupa molto di fare proselitismo.
8) Il “pastore” usa le sue pecore per confermare la propria immagine di sé vacillante. I sistemi di abuso non servono le persone, ma le usano. “Userà i fedeli per sostenere la sua scarsa autostima: il pastore ha cominciato a nutrirsi delle pecore”.

Quest'ultimo punto fa venire i brividi, vero? 
Ronzoni parla anche di tre tipi di personalità particolarmente manipolatrici, di cui la peggiore è definita, senza mezzi termini, “il perverso narcisista”. “Tutti abbiamo una certa dose di narcisismo, ma se è eccessivo siamo capaci di incolparcene: il perverso invece no.” Il perverso narcisista ha un disturbo gravissimo della personalità, quindi non c’è spiritualità che tenga, finirà sempre per distruggere i suoi seguaci.

Ci dispiace dire che, a volte, è l’intera Chiesa cattolica a dare l'impressione di essere un pastore che divora le sue pecore: le vite dei singoli individui sono sacrificate per il "trionfo" della Chiesa, mentre dovrebbe essere lei stessa ad impegnarsi, per offrire un servizio ai suoi fedeli.

E infatti, quali sono i criteri con cui la Chiesa giudica i movimenti?

- Il primato dato alla vocazione di ogni cristiano alla santità;
- La responsabilità di confessare la fede cattolica;
- La comunione con il papa e con il vescovo, che si esprime nella disponibilità ad accogliere i loro insegnamenti dottrinali e orientamenti pastorali;
- La conformità e la partecipazione al fine apostolico della Chiesa;
- L’impegno di una presenza nella società umana.

(Enciclica Christifideles laici del 1988)

Pensate che sia un problema, per un leader perverso, garantire questi punti? Il suo movimento, ovviamente, sarà in prima linea nell'offrire vocazioni, disponibilità, impegno. Pensate che, con la facilità con cui conduce una doppia vita, gli sarà difficile fare amicizia con il papa ed i vescovi, per ottenere la loro stima?

DERIVE SETTARIE DENTRO LA STESSA CHIESA CATTOLICA

E veniamo a quando, iniziando a frequentare una comunità attraente, per la "freschezza" e "l'entusiasmo" che vi si respira, dovrebbero suonare i campanelli d'allarme. Non si tratterà, per caso, di "love bombing" (termine coniato proprio da Margaret Singer)? In questo caso, meglio evitare di cadere nelle spire di un gruppo che, probabilmente, è retto da un leader tossico, e peraltro si rivelerà irrimediabilmente intossicato.
Impossibile nella Chiesa cattolica? Non è di questo avviso Suor Chantal-Marie Sorlin, responsabile della Pastorale Derive Settarie della Conferenza Episcopale Francese, che ha stilato un preciso elenco di "derive settarie all'interno della stessa istituzione ecclesiastica". 

1) Nascita del gruppo: attenzione a gruppi che nascono da rotture, scissioni, da soggetti che aspirano al sacerdozio o ad entrare in un ordine, ma vengono rifiutati e allora fondano “qualcosa di nuovo”.
2) La parola del leader è parola di Dio e i suoi scritti vanno a sostituire le Scritture.
3) “Fuori dal gruppo, nessuna salvezza”.
4) Percepirsi al di sopra delle leggi, con conseguenti violazioni a livello economico, nei diritti del lavoro, nella sicurezza.
5) Isolamento dei membri dal loro ambiente di provenienza, con rotture nell’ambito famigliare, amicale, sociale, ecc.
6) Controllo della scelta dei confessori e direttori spirituali.
7) Un vocabolario interno proprio del gruppo.
8) Una grande molteplicità di devozioni senza unità dottrinale: continui segni, ascesi, ispirazioni del leader; qualunque critica al leader è vista come azione del diavolo e persecuzione della sua santità.
9) Condizioni di vita pericolose dal punto di vista della salute fisica e spirituale.
10) Ambiguità nella povertà: si fanno azioni per i poveri e poi, magari, si possiedono beni immobili e grandi investimenti.
11) Disincarnazione: i rapporti umani, ad esempio quelli tra genitori e figli, perdono di concretezza e sono svalutati.
12) Dolorismo e culto della sofferenza.
13) Proselitismo.
14) Reclutamento vocazionale, andando a minare la libera scelta dell’individuo di trovare la propria vocazione.
15) Confusione tra foro interno e foro esterno.
16) Creazione di voti particolari: ad esempio, non parlare male del fondatore, voti “di unità” che impediscono di criticare in qualunque modo l’organizzazione.
17) Il segreto intorno a documenti e avvenimenti, che non devono essere rivelati all’esterno, nemmeno alla gerarchia ecclesiastica perché “non capirebbe”.
18) Menzogne, inganni e dissimulazioni.
19) Autoritarismo dei responsabili e sottomissione dei membri.
20) Divieto di coltivare dei dubbi e di fare domande scomode.
21) Umiliazioni e colpevolizzazioni.
22) Grande difficoltà ad uscire dal gruppo.
23) Il fondatore non si sottopone alle stesse regole dei comuni seguaci, e conduce una vita “straordinaria”.
24) Gestione finanziaria poco trasparente, anche a fronte della messa in comune di beni.
25) Il verificarsi di gravi abusi, soprattutto sessuali.

Andiamo a prendere la chiave per aprire lo scaffale dei libri proibiti


Possediamo una copia esclusiva de Le armate del papa di Gordon Urquhart, l'irreperibile Necronomicon dei focolarini; che, in realtà, si occupa di ben altro da quel che si immaginano. Le armate del papa è uno dei migliori tentativi di descrivere, nei loro tratti più aberranti, i "movimenti ultra-conservatori" appoggiati da Giovanni Paolo II. Il libro è stato pubblicato nel 1996, ma dovete immaginare che l'apice del fenomeno si verificò nella Pentecoste del 1998, quando il Papa accolse in Piazza San Pietro 300.000 fedeli, appartenenti ad almeno 60 movimenti ecclesiali e nuove comunità. Eterogenei al punto di apparire, se radunanti tutti insieme, un caravanserraglio (chi scrive può testimoniare personalmente di avere visto di tutto, nei raduni dei movimenti, dalle testimonianze commoventi ai veri e propri freak show) non distraggono però Urquhart, che si concentra su alcuni punti in comune, facendo riferimento soprattutto alle realtà più mature e radicate: Focolari, Cammino Neocatecumenale, Comunione e Liberazione. 

LE OMBRE DEI MOVIMENTI ECCLESIALI

- Rifiutano tutte le definizioni date da altri: a loro interessa dire quello che non sono piuttosto che quello che sono. 
- Nonostante l'atteggiamento fortemente clericaleggiante, sono fermamente attaccati allo status laico.
- Sostengono di tornare alla fede autentica dei primi cristiani e si propongono come espressione autentica del Concilio Vaticano II.
- Rifiutano la sfera umana come priva di valore e condannano la società contemporanea.
- Ogni movimento si considera in possesso della pienezza della verità e quindi solo in condizione di insegnare, non di imparare.
- Hanno tutte le risposte in campo spirituale, ma anche umano e secolare; solo la loro presenza può fare valore alle cose di questo mondo.
- L'enfasi è sul gruppo più che sull'individuo.
- Tendono all'isolamento dal mondo, costruendo delle comunità autosufficienti, ambienti non contaminati, esempi di come il cristianesimo, nella loro forma, sia la soluzione a tutti i mali del mondo. 
- I fedeli vedono ogni aspetto della loro vita e del mondo attraverso la lente ideologica del movimento.
- Minimizzano il ruolo della ragione e danno il primato all'esperienza.
- Il loro proselitismo mira ai non credenti, a chi si oppone alla religione, nell'ottica di convertire il mondo intero.
- Hanno grandi ambizioni nel campo politico, economico, nei mezzi di comunicazione.
- Sono pronti ad usare la loro forza numerica per imporre alla maggioranza le loro idee morali estremamente conservatrici. 

La tesi di Urquhart è sconvolgente, soprattutto pensando che, all'epoca di pubblicazione del libro (1996), Giovanni Paolo II era nel pieno della sua attività apostolica, ed attaccarlo così duramente era molto ardito. 

Le componenti cattoliche che criticano i nuovi movimenti sostengono che il Pontefice non può sapere ciò che accade all'interno dei movimenti, altrimenti non permetterebbe loro di avere tanta libertà. Forse, in un certo senso, è vero. Ma non potrebbe invece darsi che l'agenda segreta del Vaticano sia molto più cinica di quanto osiamo sospettare? In Vaticano potrebbero aver concluso che i loro fini supremi, di fronte alle "aggressioni nemiche", giustificano l'uso della maniera forte comunemente associata con le sette? (Gordon Urquhart, Le armate del papa) 

Beh, possiamo dire che la Chiesa cattolica è grande, apre le sue braccia per comprendere tutto il mondo e così, per diversificare l'offerta, ha messo a disposizione di eventuali interessati anche delle sette. C'è chi il cristianesimo lo preferisce "speciale", almeno prima di scoprire che cosa significa fare i conti con una comunità tossica. O almeno sembrava che funzionasse bene negli anni '90, nello splendore della "Pentecoste" wojtyliana; oggi le cose sono un po' diverse, e quei movimenti trionfanti versano in una grave crisi.  

Cullata, nella mia infanzia, dai racconti delle vite dei santi e piena di ideali, ho iniziato molto presto a cercare intorno a me delle figure spirituali che mi guidassero nella mia ricerca di assoluto. Né la parrocchia di Angers né la cappellania della scuola, dove mi annoiavo, bastavano a nutrire la mia fede: cercavo qualcosa di radicale e di esaltante. (...) Questi anni, fondativi per la mia fede di giovane cattolica rinnovata dal battesimo nello Spirito Santo, culmineranno proprio nel 2000. Trascorro allora tre mesi tra i volontari del grande Giubileo, a Roma, come animatrice di un programma per i giovani lanciato in tre lingue dalla Radio Vaticana per questa occasione eccezionale. I miei occhi sono puntati su Piazza San Pietro e sull'uomo in bianco di cui seguo ogni mercoledì l'udienza, papa Giovanni Paolo II, che amo come padre e ammiro come un santo. Il suo sguardo severo e i suoi accenti profetici, i suoi vigorosi inviti a seguire l'altro ideale della santità intercettano le mie aspirazioni profonde. Per nulla al mondo mi sarei persa i grandi appuntamenti delle Giornate mondiali della gioventù (...) Esatto, faccio parte della generazione Giovanni Paolo II. Tutti questi fondatori di nuove comunità e maestri spirituali che si appellano a lui sono, ai nostri occhi, i profeti della nuova evangelizzazione in corso. E il loro discepoli, il futuro della chiesa.
Poi però... Divenuta giornalista, il cielo mi crolla addosso: mi appare, a poco a poco, l'altra faccia della medaglia. Prima a Roma, dove torno a lavorare per quattro anni.- gli anni del declino di Giovanni Paolo II. e scopro con amarezza la doppia vita di alcuni preti. Poi una decina di anni più tardi, al settore "Religione" del quotidiano La Croix, mi metto ad indagare, mese dopo mese, sulle derive di coloro che hanno ispirato la mia giovinezza e su molti altri. (Céline Hoyeau, Il tradimento dei padri. Manipolazione e abuso nei fondatori di nuove comunità) 

La giornalista Hoyeau è autrice di un'accurata ricostruzione degli abusi nelle cosiddette "nuove comunità", fondate soprattutto da sacerdoti "carismatici". In queste righe è evidente il collegamento tra il grande carisma che aveva lo stesso Giovanni Paolo II ed il successo dei leader fondatori, da lui sostenuti e protetti: con il suo declino personale hanno iniziato ad affiorare anche le prove della doppia vita di molti di loro. E per quanto riguarda il resto della Chiesa, la Hoyeau dedica un capitolo a "I fallimenti della gerarchia", che si articola in paragrafi come "Perché non hanno visto", "Perché non hanno potuto", "Perché non hanno ascoltato". 

Il problema è che dopo Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Francesco, noi ci siamo fatti un po' di illusioni; che il rinnovamento che lo Spirito Santo ci chiedeva potesse avvenire a costi più bassi di quelli che Paolo VI aveva lucidamente visto. E questa è un'illusione (...) Noi siamo giunti alla fine di una stagione della vita della Chiesa e ne comincia un'altra, che probabilmente le persone della mia generazione non vedranno compiersi; l'importante è tramandare a questa generazione la parte viva del Vangelo della Chiesa (...) Il problema è interpretare quello che il Signore oggi ci chiama a vivere, e cogliere l'essenziale della fede, andare dietro a Lui che opera nella storia e non farci noi progetti. Penso allo stato in cui versano tante comunità, tanti movimenti ecclesiali in profondissima crisi: questo dipende dal  fatto che c'eravamo dimenticati che la Chiesa funziona distinguendo carisma da autorità. Se metti insieme Carisma e autorità, come avviene nei movimenti ecclesiali, significa che le coscienze non hanno più nessuna protezione; invece,  come diceva Von Balthasar, il Padreterno ha preso quello intelligente e l'ha lasciato soldato semplice, e ha preso quello forse meno dotato, Pietro, e l'ha fatto papa. Questo sistema di bilance consente nella Chiesa l'espressione dei carismi, ma anche la capacità di una sintesi da parte del Ministero. (Intervista a Luca Diotallevi per la Facoltà Teologica della Sardegna) 

Il prof. Diotallevi, ordinario di Sociologia presso l'Università Roma Tre, sintetizza così "La crisi della Chiesa: rischi e opportunità". E sarebbe bello chiudere con il suo ottimismo, un messaggio di fiducia nella capacità di trasmettere "la parte viva del Vangelo della Chiesa". Ma, dopo una simile galleria di descrizioni inquietanti, non riusciamo a condividerlo senza alcune perplessità. 

Diotallevi parla di "autorità" e "carisma", ma come sempre manca la terza parola: "potere". Max Weber ce lo ha insegnato: il potere carismatico è forse il più grande, anche se il più precario. 
Nella Chiesa, le "bilance" non sono bene in equilibrio: l'autorità e il potere pendono  esclusivamente dalla parte dei sacerdoti, che sono pochi, soli maschi e celibi. Si può pensare che i carismatici e le carismatiche, veri o presunti che siano, se ne rimangano tranquilli, a trafficare il carisma senza avere la tentazione di sfoderare il loro grande potere? "Le coscienze non hanno più nessuna protezione": forse è proprio questo il punto. Troppa gente è inquieta, per quanto si parli di sinodi si sente, in realtà, poco partecipe e poco considerata; allora se ne va in cerca di qualcosa di più estremo, che i movimenti possono offrire. Del brivido di farlo (credere) senza protezioni; tanto più che, come testimonia Cécile Hoyeau, la maggior parte di coloro che seguono i movimenti ecclesiali è attratta da essi in età estremamente giovane (lei stessa aveva 14 anni, Gordon Urquhart 17). 

Sappiamo, però, che si tratta di un abbaglio; c'è bisogno di una protezione. Se il potere non viene maggiormente condiviso, l'unica istituzione deputata ad offrirla è la gerarchia ecclesiastica, la Chiesa cattolica funziona così. E allora che il Ministero faccia sintesi, come dice Diotallevi, o che per lo meno si metta a sorvegliare: a vedere, a potere, ad ascoltare. Se non sanno di che cosa ridono i Focolarini, che lo vadano, finalmente, a scoprire. 

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