Cantare di Chiara, Manipolazione- Parte II

 




Ad un certo punto della nostra storia successe una cosa terribile. Persone non bene informate avevano interpretato male quello che facevamo e ci avevano accusate davanti al vescovo, per cui egli ci mandò a chiamare . Che cosa avrà da dirci il vescovo? Non lo conoscevamo, per cui eravamo prese da un certo tremore. Nell'anticamera, mentre stavamo attendendo, apriamo il vangelo: "Quando sarete chiamati davanti al tribunale non preoccupatevi di cosa direte perché Egli, lo Spirito Santo, vi dirà... "Ma allora" dice Chiara "Di cosa ci turbiamo?" e ci mettemmo tranquille. Il vescovo ci chiese se erano vere quelle accuse e ce le snocciolò una dopo l'altra. Ma erano così assurde, così strane che, pur cercando dapprima di trattenerci, ad un certo punto si scoppiò tutte in una gran risata. Cosicché il vescovo, rendendosi conto della situazione, ci salutò. Successivamente venne fatta un'inchiesta. Ma, appena uscite, dicevamo: "Che figura! E' la prima volta che andiamo dal vescovo e non abbiamo aperto bocca, abbiamo solo riso!" Noi aspettavamo che fosse lo Spirito Santo a suggerirci le parole e invece ci aveva suscitato solo delle risate! Sapemmo più tardi che il vescovo era stato conquistato proprio dalle risate: erano così semplici, genuine da fargli capire che le accuse erano ingiuste. (Giosi Guella, testimonianza raccolta in Storia di Light di Igino Giordani)

I vescovi sono pur sempre degli uomini, anche con loro vale la tattica di fingerti un po' scema per ottenere quel che vuoi: nella società patriarcale la donna si fa apprezzare se è inoffensiva, obbediente, se ha bisogno di un uomo forte che la guidi. Giosi e le altre scoppiano a ridere come se non capissero nemmeno le accuse, tanto le trovano strane e ridicole; ma le capisce bene Mons. De Ferrari il quale, congedandole piuttosto seccamente dopo che gli hanno riso in faccia, apre un'inchiesta. La risata limpida delle ragazze deriva anche dal fatto che lo Spirito Santo non ha suggerito nessun discorso, ma questo, anziché servire loro come monito, diventa un nuovo elemento di propaganda. Interpretando il Vangelo alla lettera, d'ora in poi Chiara e le pope si vanteranno di essere sempre impreparate, per sottolineare che è Dio in persona a parlare attraverso di loro. Dopo avere giudicato le giovani come delle ingenue, il vescovo deciderà di richiamarle a sé, di scagionarle dalle accuse ma di farle lavorare per suo conto, nella "crociata" di rievangelizzazione della società. Dando loro un enorme palcoscenico.


Nell'inverno, i primi del 1949, Foco fu invitato a parlare nella sala dei Salesiani, a Trento. La sala era gremita di persone del clero, dell'Azione Cattolica, il fior fiore dell'apostolato. Allora egli, parlando della evoluzione del pensiero cattolico nell'epoca attuale, concluse accennando alla manifestazione del "movimento dell'unità". Tra l'altro, per segnalare il comportamento sempre teandrico di quelle creature, disse che in focolare egli udiva sempre l'intercalare "Mamma mia!" oppure "Che bello!" oppure "Gesù!" Cioè si conviveva con Gesù, nel soprannaturale, donde sprizzava continua meraviglia: "Che bello!" Indi invitò a parlare Chiara, la quale fece una presentazione del movimento, parlando in dialetto trentino. L'episodio suscitò critiche, parendo esagerato e insolito che una ragazza parlasse ad un raduno, dove c'erano persone istruite e pezzi grossi. Onde Foco vergò su Fides e su La Via, maggio 1949, un articolo ad hoc, dal titolo: I pompieri, alludendo alle creature le quali, nella storia della Chiesa, si scandalizzavano che lo Spirito Santo soffiasse dove voleva, anche in anime di donne; e perciò si accanivano a spegnerlo. Leggendo l'articolo, Chiara disse a Foco: "Capisco perché t'han chiamato "martello degli eretici"; ma tu devi diventare il "mantello degli eretici". (Igino Giordani, Storia di Light)


Il breve aneddoto è un vero e proprio compendio di tutta la manipolazione che Igino Giordani "Foco" e Chiara sono in grado di mettere in campo. Per proporre il nuovo movimento come "evoluzione del pensiero cattolico", Foco punta all'effetto sorpresa: nessuna intellettualità, anzi nessun pensiero, perché le creature del Movimento sono completamente innocenti e teandriche; da dizionario, "teandrico" è ciò che "ha carattere divino umano insieme, come nella teologia cristiana si ritiene abbiano le azioni di Cristo". Per esplicitare il duofisismo del focolare, Giordani mette in campo le famose esclamazioni del gergo focolarino, quei "Che bello!" che si ripetono a vanvera nell'ambiente, anche quando sarebbero completamente fuori luogo. Persino i membri del Movimento prendono in giro queste espressioni di conformismo, se non di vero e proprio rincretinimento generale; ma Foco propone una simile "regressione infantile" come il modello di nuovo cattolicesimo, in contrasto con l'approccio ben più intellettuale che avranno avuto i presenti nella sala. Chiara si presta al gioco, parlando in dialetto trentino; perché mai, dal momento che padroneggia perfettamente la lingua italiana, se non per apparire la creatura naif che Giordani vuole? Lui, da parte sua, si guarda bene dall'apparire un ignorante, dato che si prodiga a scrivere articoli di difesa sulle riviste. Per quale motivo i "pezzi grossi" del clero si sarebbero permessi di criticare? Perché, come sostiene Foco, sono maschilisti e non accettano di ricevere insegnamenti da una ragazza. Ma siamo a Trento, dove è ormai da un po' che il nome di Silvia Chiara Lubich è noto, ancora si fanno specie di vederla tenere una conferenza? Forse è proprio l'esibita mancanza di contenuti, la superficialità ammantata da soprannaturale, ad averli delusi e infastiditi?
La manipolazione di Chiara è ancora più sottile di quella di Foco: il "martello degli eretici" indica un atteggiamento aggressivo, ma pur sempre esplicito, trasparente, diretto. Cosa fa un "mantello", se non avviluppare, blandire, coccolare ma, di fatto, imprigionare? Il mantello materno della focolarina "prende dentro" tutti, anche gli eretici, ma di fatto annulla la loro diversità, seduce e cancella le singole identità.


Amore, non proselitismo

Da una lettera del 1948 si capiscono due cose: come l’amore è il motore dell’apostolato e come l’apostolato è costitutivo della vita cristiana.

(…) Sorelle mie, Gesù gode al sapere che altre sorelle si sono unite a voi, ma nello stesso tempo piange perché voi avete fatto poche conquiste al Suo Cuore. Perdonate se vi dico questo! Dovrei prima di tutto rimproverare me, ma lasciate che vi dica il mio pensiero. Non ditemi che (i vostri cittadini) sono duri, ecc… ecc… Non è vero! Tutto vince l’amore! È l’amore che manca nel nostro cuore! (Da Chiara Lubich, Una via nuova. La spiritualità dell’unità, Città Nuova, Roma 2002)

Un altro ottimo esempio della manipolazione a cui Chiara sottopone, questa volta, i suoi compagni : ormai non si tratta più soltanto del circolo dei primi amici, entrati in contatto con lei in modo occasionale e informale, ma di persone che chiedono di entrare a far parte del Movimento considerandolo la loro vocazione; persone reclutate e che a loro volta sono considerate reclutatrici. Innanzitutto il titolo del messaggio, “Amore, non proselitismo”, si contraddice palesemente con il contenuto della lettera: Chiara striglia le sorelle perché hanno fatto pochi proseliti. Ma basta sostituire la parola “proselitismo”, che suona molto brutta, con la molto più ispirata e cristiana “apostolato”, per convincere il lettore che tutto sia coerente. Con una rapida captatio benevolentiae Chiara sostiene di rimproverare se stessa, ma di fatto rimprovera solamente loro. È colpa loro se i cittadini non si sono convertiti! Non hanno fatto abbastanza, e magari le poverette si stanno rovinando la salute per fare proselitismo in una città lontana.

Chiara sta perfezionando la tecnica del "purgatorio": un durissimo rimprovero, effettuato da un superiore, che prende spunto da piccole mancanze per passare in rassegna l'intera vita del sottoposto, e dimostrargli che ha completamente sbagliato la sua impostazione. In genere il "purgatorio" è un assalto improvviso, quando meno la vittima se lo aspetta, va a rivangare i fatti a posteriori, anche a grande distanza di tempo, e non permette nessun contraddittorio. Termina, in genere, con grandi lacrime del "purgato", mentre l'accusatore ha ripreso i panni della figura materna, che lo fa per il suo bene, ed è capace persino di abbracciarlo e confrontarlo. Solo alla distanza, magari dopo avere ringraziato, la vittima si ritrova a pensare di non meritare un trattamento simile, e cova un sordo malessere.

Per tornare alle "sorelline", probabilmente i cittadini erano “duri” nel senso che ragionavano con la loro testa ed erano liberi di dire di no alla proposta; sicuramente l'appartenenza ad altre culture, diverse da quella cattolica tridentina, garantiva degli anticorpi alle storture ideologiche, di cui Chiara non si rendeva nemmeno conto. Ma lei rifiuta qualunque obiezione, rilanciando con uno slogan che distrae di nuovo l’attenzione dall’analisi dei problemi: “Tutto vince l’amore”.
Andate voi a vedere da dove salta fuori questa frase, chi la pronuncia e a che genere di “amore” si riferisce. Chiara si rivolge soprattutto a persone di cultura mediocre, che non hanno studiato o, meglio ancora, lo hanno fatto in modo superficiale. Ma posso farvi uno spoiler: Chiara applica a questa frase lo stesso metodo che userà con le canzoni di musica leggera, come vedremo adesso.


L'estate del '49, il patto di unità tra Chiara e Foco, le visioni intellettuali che ne sono scaturite, rappresentano un evento straordinario e fondante per tutta la comunità del "movimento per l'unità", ma non sembrano nulla di buono alla Chiesa, e rischiano di pregiudicare l'indagine del Sant' Uffizio, iniziata a partire dal 1950. Invece di dileguarsi, o per lo meno di ridimensionare la loro presenza a Tonadico, Chiara e i suoi fanno la prova di forza, un altro classico comportamento delle sette: mostrano al mondo le masse dei loro seguaci. E così laddove, nel piccolo paesino di montagna, c'era stato solo il piccolo "drappello" di compagne, adesso verrà a formarsi una vera e propria "città", quasi in sostituzione del villaggio esistente.

1949-1959- Dal 1949, ogni estate Chiara si reca nelle Dolomiti trentine. A lei, alle sue prime compagne e ai suoi primi compagni su uniscono un numero sempre maggiore di persone, formando un bozzetto di società fondata sul Vangelo. Nasce così la Mariapoli, la città di Maria. Nel 1959 saranno più di 10 mila le persone che si riuniranno a Fiera di Primiero, provenienti da 27 paesi. (Cronologia, dal sito www.focolare.org

Che cosa significa "bozzetto di società fondata sul Vangelo?" Queste righe fanno parte di una scheda informativa, nel sito ufficiale, ma i focolarini non sono in grado di DESCRIVERE oggettivamente quello che fanno in Mariapoli, e ricorrono ad una metafora della pittura, il "bozzetto". Che cosa fanno, in concreto, nelle Dolomiti? Dei soggiorni vacanze, ma a scopo di proselitismo. Scrivere "soggiorno vacanze", o qualcosa di simile, suonerebbe male, allora meglio ricorrere ad elaborate mistificazioni. "Il bozzetto della società fondata sul Vangelo", come a dire che i Focolarini intendono fare da esempio a tutto il mondo. Dopo il bozzetto verrà il disegno, con la fondazione delle cosiddette "cittadelle" o "Mariapoli permanenti". Le convivenze dagli scopi utopici sono molto numerose nell'Italia del dopoguerra (basti pensare a Nomadelfia), ma nel 1949 l'Italia è già un paese laico, parlare di una città "fondata sul Vangelo", nemmeno ispirata, come se fosse una teocrazia, può sembrare come minimo uno scollamento dalla realtà. Alcide De Gasperi, allora Presidente del Consiglio e grande amico di Igino Giordani, va a dare un'occhiata.

Il mattino dopo mi avvisano che è arrivato De Gasperi, allora capo del Governo italiano, in visita a Chiara. Vado di corsa alla casa di Chiara. Ricordo la preoccupazione del maresciallo di polizia che accompagnava De Gasperi: nella sala dove Chiara e Foco stavano incontrando De Gasperi c'era troppa gente, c'era pericolo che il pavimento non reggesse. C'erano focolarini anche sul davanzale delle finestre. Dopo un colloquio di più di un'ora, sono scesi Chiara, Foco e De Gasperi. Sono rimasto a bocca aperta nel vedere Chiara, una giovane della mia età, con queste personalità così importanti. Ci si è avviati alla macchina di De Gasperi cantando: "Tranvier, studenti, medici, speziali e deputati, venuti qui in Mariapoli sono già parificati!" Anche De Gasperi si è messo a ridere, perché si riteneva compreso in questa categoria. Che emozione! (Danilo Zanzucchi, Qualcosa di straordinario. Il rapporto di Igino Giordani con Danilo e Annamaria Zanzucchi, www.iginogiordani.info)

Il Presidente De Gasperi se la ride perché non ha nessuna intenzione di farsi includere tra i tranvieri, studenti e deputati della Mariapoli, tanto più che lui e il maresciallo avranno dovuto chiudere più di un occhio per non denunciare quei focolarini, che organizzavano eventi senza rispettare le più elementari norme di sicurezza (in realtà, all'epoca non saranno nemmeno esistite, ma una certa persuasione di essere al di sopra delle leggi è rimasta). Danilo Zanzucchi è una delle figure più amate all'interno del Movimento Famiglie Nuove, mi delude un po' che anche lui sia ammaliato nel vedere Chiara, così giovane, accanto un personaggio famoso, il politico più influente. Anzi: De Gasperi non è andato in visita alla comunità della Mariapoli, ma alla sola Chiara; solamente lei e Foco hanno l'onore di riceverlo e di parlare con lui, mentre la folla di seguaci si accalca da ogni parte, a fare "massa critica", a tentare di carpire i segreti della conversazione, ma di fatto non crea "famiglia", non è nemmeno presa in considerazione. Non pare proprio che De Gasperi abbia ascoltato i temi che Chiara teneva in ogni Mariapoli, non ha vissuto da comune cittadino "mariapolita". L'uscita di scena come un divo, tra la folla, diventerà una prerogativa della stessa Chiara,  qualche anno dopo.

CANZONI

In questo capitolo saranno molto importanti, per analizzare il fenomeno Focolare.

Fiorito tra la rissa, nell’odio e nel terror

un ideale angelico

un gettito d’amor.

Una canzone ell’è

che accende la vita

che annunzia Dio agli uomini

che dice unità.

Le "canzoni dei primi tempi": secondo la versione ufficiale del Movimento, i focolarini ai loro inizi non hanno talenti creativi e non sanno comporre nuove canzoni, quindi Chiara adotta quelle già esistenti, cambiandone le parole. Queste parole, ad esempio, hanno la melodia de “La montanara”, uno dei più famosi canti della tradizione alpina. Inizia la creazione del nuovo linguaggio specifico del gruppo: facciamo dimenticare la versione originale delle canzoni popolari, distogliamo chi viene in Mariapoli dai contenuti del mondo, rimpiazziamoli con i nostri. L’aggiustamento delle canzoni ricorda quello che succede nei romanzi distopici come "Farenheit 451", dove vengono bruciati o emendati i libri; su questo Chiara non si cimenta nemmeno. La gente della classe media degli anni Cinquanta non ha troppa voglia di leggere libri di alta cultura, vuole piuttosto andare in vacanza, al cinema. E allora raggiungiamoli sui terreni della cultura di massa, a partire dalle canzonette. Quando ne sarà in grado, Chiara inaugurerà la “sua” produzione musicale, con le band del Gen Rosso e del Gen Verde; tutto quello che è nel mondo dev’essere riprodotto in parallelo nel “suo” mondo. Le due band sono formate da gruppi di focolarini in formazione, che intrattengono con spettacolini i visitatori della cittadella di Loppiano. Ma è Chiara Lubich la fondatrice, il giorno in cui regala loro una batteria rossa (ai maschi) ed una verde (alle femmine), naturalmente accompagnate da raccomandazioni. Di fatto Gen Rosso e Gen Verde esistono già, ma Chiara si appropria della loro creatività, e continua ad "ispirarli": si tratta di due gruppi formati da artisti che non si sono scelti per fare musica insieme, ma che si sono aggregati entrando in focolare e devono sottostare alle sue volontà.

Nessuno coglie la leggera forma di violenza che Chiara opera nei confronti delle canzoni modificate, su coloro che hanno scritto la versione originale? Certo, non pretendiamo che affrontasse la questione dei diritti d’autore, ma le canzoni originali non avevano già un loro significato degno di attenzione? Assolutamente no. Se c’è una cosa che si scopre, stando molto vicino a Chiara, è che non conosce il vero significato della parola “rispetto”.

Entro canti, fiori e stelle

la Mariapoli sbocciò

la colmò di cose belle

la Madonna, che l’amò.

Giovinezze a Dio donate

hanno invaso la città

e per legge si son date

quell’Amor che fa unità.

Sol Maria è il vero capo

che coi santi al centro sta

invisibil cittadini

di quest’unica città.

Questa era la canzone alpina “Ai preat le bele stelle”. Che la città della Mariapoli assomigli un po’ troppo ad un villaggio incantato, come quello degli gnomi, non sembra un problema per Chiara, che pure da bambina sosteneva di odiare le fiabe. Le “giovinezze a Dio donate” sono i focolarini e le focolarine, che non si fanno alcuno scrupolo ad “invadere” lo spazio altrui, quello degli abitanti del paese di Tonadico che, magari, vorrebbero continuare la loro vita normale.
Abbiamo capito tutti chi è Maria, “vero CAPO” al centro, circondata dai santi. “Invisibil cittadini”: certo, perché si tratta dei santi celesti, che sono presenti in spirito… Ma anche quelli reali, la corte dei popi intorno a Chiara è “invisibile”, per una notevole polisemia, nel senso che non ha diritto di esprimersi in alcun modo, mentre lei sola può porsi al centro e dominare.


Sì, l’Ideale è splendido,

è la cosa più preziosa che possa esistere

dalla croce vien la luce

l’Amor che ci dà pace

e porta il Paradiso in ogni cuor.

Sì, l’Ideale è splendido,

come il sole, più del sole tutti ci illumina

è la vita più reale che incatena i nostri cuor,

Signor, solo infinito Amor.

"Sì, questo amore è splendido” era la colonna sonora di un film che nessuno di noi gen ha mai visto, e che supponevamo essere roba antidiluviana. Da quanto ho ricostruito, lo davano nelle sale quando Chiara riempiva le località di montagna. Fosse mai che qualcuno andasse a vedere il film, invece di partecipare alle serate della Mariapoli!

Le canzoni che parlano di amore terreno sono le migliori: abbiamo visto che gli uomini fraintendono l’amore, le storielle melense delle canzoni ne sono un chiaro esempio. Vanno sostituite, ogni riferimento ad amori mondani sarà rimpiazzato con quello all’amore celeste, più precisamente all'amore "di Chiara", ovvero praticato attraverso i punti della sua spiritualità. Avete mai notato che nessuno, in genere, usa il verbo “amare” in forma intransitiva? Io amo… Che cosa? Chi? Amo la vita, amo la tale persona, amo fare una cosa… Solo i focolarini sono capaci di dire “Mettersi ad amare”, come se amare fosse un’attività fine a se stessa, e di fatto per loro lo è. Le Mariapoli non sono altro che i corsi con cui vi insegneranno il modo corretto di “amare”, non costano come quelli di Scientology, ma non sono nemmeno gratuiti.
San Francesco parlava di “messer lo frate Sole” come massima espressione di Dio sulla terra, per il suo compito di illuminare e generare la vita; ma il Sole non è nulla, in confronto all’Ideale di Chiara, che lo surclassa, “incatena” i cuori (il verbo è un notevole lapsus freudiano) perché è “la vita più reale”. Insomma, chi non vive l’Ideale è accusato, indirettamente, di vivere nella falsità, nell'illusione.

Quando fra noi sei tu

Tutto intorno si trasforma

Anche se inverno c’è

Sembra che risplenda il sole

Il fango pare d’or

La nebbia si dilegua

È come un Tabor che

Tutto si trasfigura.

Quando fra noi sei Tu

tutto informa la Sapienzza

ci trasfigura in Te.

Tutti nuovi ci sentiamo

come i discepoli

ci avvolge il Paradiso

celeste musica

e noi vogliam restare

sempre in te e con te fra noi.

Non ho trovato traccia di questo “volgarizzamento” da nessuna parte (e guarda caso): sì, avete capito bene: è proprio “Il cielo in una stanza”. Gino Paoli doveva essere la quintessenza del peccaminoso, con canzoni come “Sapore di sale, sapore di mare, che hai sulla pelle, che hai sulle labbra, quando esci dall’acqua e ti vieni a sdraiare vicino a me…” È per evitare questa roba che i focolarini organizzavano le vacanze tra le montagne, ve l’assicuro!

"Quando sei qui tra noi": a chi si riferisce? Significativamente, ho sentito questa canzone la prima volta che Chiara è venuta ad incontrarsi con la comunità del Movimento della mia zona. Venne appositamente il Gen Verde e gliela intonarono quando salì sul palco. Lei le ascoltò, e per la prima volta la osservai da vicino, con quell'incredibile permanente di capelli candidi, quei piccoli occhi neri, leggermente allungati, l'aria sorridente, compiaciuta.

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