Cantare di Chiara, Carisma- Parte V

 



Fin dall’inizio del mio pontificato, ho attribuito speciale importanza al cammino dei movimenti ecclesiali ed ho avuto modo di apprezzare i frutti della loro diffusa e crescente presenza nel corso delle visite pastorali alle parrocchie e dei viaggi apostolici. Ho constatato con piacere la loro disponibilità a porre le proprie energie al servizio della Sede di Pietro e delle Chiese locali. Ho potuto additarli come novità che ancora attende di essere adeguatamente accolta e valorizzata. Riscontro oggi, e me ne rallegro, una loro più matura autocoscienza. Essi rappresentano uno dei frutti più significativi di quella primavera della Chiesa già preannunciata dal Concilio Vaticano II, ma purtroppo non di rado ostacolata dal dilagante processo di secolarizzazione. La loro presenza è incoraggiante perché mostra che questa primavera avanza, manifestando la freschezza dell’esperienza cristiana fondata sull’incontro personale con Cristo. Pur nella diversità delle forme, i movimenti si caratterizzano per la comune consapevolezza della “novità” che la grazia battesimale porta nella vita, per il singolare anelito ad approfondire il mistero della comunione con Cristo e con i fratelli, per la salda fedeltà al patrimonio della fede trasmesso dal flusso vivo della Tradizione. Ciò dà origine ad un rinnovato impulso missionario, che porta ad incontrare gli uomini e le donne della nostra epoca nelle concrete situazioni in cui essi si trovano ed a posare uno sguardo carico d’amore sulla dignità, sui bisogni e sul destino di ognuno. (Giovanni Paolo II, messaggio al Congresso mondiale dei movimenti ecclesiali, Roma 27-29 maggio 1998)

Sono cambiati i tempi; da una Chiesa che si preoccupava per la presenza di "cenacoli di movimenti intorno a qualche laico" siamo passati ad un papa, Giovanni Paolo II, che indica i movimenti come esempio da seguire per la "primavera della Chiesa". Primavera, ovvero rinascita, dopo che si era temuto, per il "dilagante processo di secolarizzazione", che la "morte di Dio" fosse vicina. I movimenti sono il frutto del Concilio Vaticano II, anche se, per la verità, la storia di Chiara è ben diversa, e per questo potrà proporsi anche come colei che ha precorso i tempi. I motivi per cui Giovanni Paolo II ama i movimenti si possono dedurre già da queste poche righe: il loro messaggio si basa sull'incontro personale con Cristo, quindi è accessibile a tutti; puntano sulla "novità", la rinascita; puntano sull'unità, e possiamo immaginare, dietro a queste parole, l'influsso di Chiara; sono tradizionali, a completa disposizione di Wojtyla per sostenere il suo conservatorismo; hanno una forte tendenza al proselitismo e sono all'avanguardia nelle strategie di comunicazione. Il motivo principale di attrito con la gerarchia ecclesiastica era la troppa autonomia dei movimenti, ma hanno saputo maturare e divenire più scaltri: si mostrano al papa disponibili a collaborare con le chiese locali, anche se, come sa chiunque ne frequenti uno, continuano a porre i loro obiettivi sopra di tutto.

Voi rappresentate oltre cinquanta movimenti e nuove forme di vita comunitaria, che sono espressione di una multiforme varietà di carismi, metodi educativi, modalità e finalità apostoliche. Una molteplicità vissuta nell’unità della fede, della speranza e della carità, in ubbidienza a Cristo e ai pastori della Chiesa. La vostra stessa esistenza è un inno all’unità nella pluriformità voluta dallo Spirito e ad essa rende testimonianza. Infatti, nel mistero di comunione del Corpo di Cristo, l’unità non è mai piatta omogeneità, negazione della diversità, come la pluriformità non deve diventare mai particolarismo o dispersione. (...) Che cosa si intende, oggi, per “movimento”? Il termine viene spesso riferito a realtà diverse fra loro, a volte, persino per configurazione canonica. Se, da un lato, esso non può certamente esaurire né fissare la ricchezza delle forme suscitate dalla creatività vivificante dello Spirito di Cristo, dall’altro sta però ad indicare una concreta realtà ecclesiale a partecipazione in prevalenza laicale, un itinerario di fede e di testimonianza cristiana che fonda il proprio metodo pedagogico su un carisma preciso donato alla persona del fondatore in circostanze e modi determinati. (Giovanni Paolo II, Ibid.)

E' paradossale immaginare che, tenendo questo discorso sull'unità che non è mai omogeneità o negazione della diversità, Giovanni Paolo II si vada a legare proprio a Chiara Lubich, che basa il suo utopico Ut omnes sull'annullamento di qualunque diversità. I Movimenti al congresso sono più di cinquanta, e Wojtyla ne ribadisce l'origine dal "carisma" dei loro fondatori, consegnandoli così, molto spesso, nelle mani di personaggi discutibili e pericolosi (Padre Marcial Marcel su tutti, che sarà stato sicuramente presente al convegno con i suoi Legionari di Cristo). Tutta quella moltiplicazione di carismi non turba Chiara, anzi: il fatto di essere circondata da così tanti fondatori le dà la conferma di essere sulla strada giusta, e le permette di proporsi nel consueto ruolo di madre mediatrice, intessendo rapporti personali con i leader dei vari gruppi. Basta con lo spirito di competizione, si deve collaborare per incidere insieme sulla società e, possibilmente, anche sulla politica.

Se mi trovo qui a scrivere, il merito è anche di Giovanni Paolo II: è lui ad avere ispirato Le armate del papa di Gordon Urquhart… l’Innominato, il primo uomo che, a sprezzo del pericolo, osò scrivere contro Chiara Lubich. Anche il primo, che io sappia, che abbia concentrato l’attenzione su un gruppo di movimenti (Focolari, Comunione e Liberazione, Cammino Neocatecumenale), a cui va aggiunto “Il movimento che vuole essere qualcos’altro” Opus Dei, particolarmente cari a Wojtyla. Urquhart accusa il papa di chiudere un occhio sulle loro derive per i vantaggi che gli hanno portato nella Chiesa, una tesi sarà ripresa, successivamente, da scrittori come Carlotta Zavattiero (Le lobby del Vaticano) e Ferruccio Pinotti (Wojtyla segreto). Vantaggi in termini di “nuova evangelizzazione”: da questo punto di vista Chiara e Karol formano un binomio vincente, anche se Urquhart dedica pagine sconfortanti, seppur leggermente divertenti, alla loro propensione ad imitare il peggio dei totalitarismi, quando in realtà vorrebbero combatterli. Lui è polacco e ha contribuito a rovesciare il regime sovietico sostenendo il movimento Solidarnosc; Chiara, come sappiamo, sta facendo a gara con i comunisti a "chi arriva prima" e, per di più, nel corso degli anni ha avuto un incontro segreto.

Fino al 1954 i religiosi e i sacerdoti diocesani aderivano all’«Ideale» [dell’unità] in maniera individuale. Fu in seguito alla convivenza estiva di quell’anno, chiamata «Giapoli», città di Gesù Abbandonato, che si unirono insieme a formare quella che si chiamò «Lega sacerdotale e religiosa». L’occasione fu la presenza di p. Paolo Hnilica, un gesuita slovacco che era stato recluso lunghi mesi in un campo di concentramento comunista. Ne era uscito perché aveva accettato di seguire un corso di studi marxisti. In seguito, nascostamente, era stato consacrato vescovo ed aveva svolto un pericoloso ministero clandestino. Infine, braccato dalla polizia del regime, era fuggito in Occidente passando a nuoto il Danubio. Aveva conosciuto a fondo l’ambiente comunista ateo e diceva che quello era «il corpo mistico di Satana». Era convinto che, come nei tempi passati per ogni male della Chiesa Dio aveva suscitato un santo, anche oggi doveva sicuramente aver preparato un rimedio al male del comunismo. Ma questa volta non sarebbe bastato un santo. L’unico rimedio sarebbe dovuto essere quello di cristiani che vivessero intensamente la loro realtà di Corpo mistico di Cristo. P. Lorenzo Del Zanna, gesuita, a cui p. Hnlica si era rivolto, gli aveva detto che avrebbe potuto trovare quanto cercava nella «Mariapoli», in Trentino. Così nell’estate del 1953 aveva fatto una prima rapida visita alla Mariapoli. Lì si incontrò personalmente con Ginetta Calliari, una delle prime compagne di Chiara, che lo aiutò a scoprire la realtà di Gesù abbandonato. A Natale andò poi a Trento per incontrare Chiara. Quando l’anno successivo tornò in Mariapoli era ormai confermato nell’idea che quella fosse la risposta suscitata da Dio al comunismo ateo. Tuttavia, né Chiara né i cittadini di quella nuova «città» pensavano che la loro vita fosse in funzione anticomunista (non volevano assolutamente essere «contro» nessuno) e che avesse uno scopo od un compito particolare. Però, il padre gesuita (nessuno sapeva ancora che fosse un vescovo) continuava a ripetere che aveva trovato il rimedio al comunismo, perché gli sembrava che il Movimento vivesse l’autentica vita del Corpo mistico di Cristo. Quando Chiara poté parlare con lui personalmente, rimase impressionata dal racconto che le fece e dalla notizia che egli era un vescovo, consacrato in segreto, per la Chiesa del silenzio. Tuttavia gli rispose che i membri di questo nuovo movimento non si erano prefissi scopi particolari se non quello di vivere il Vangelo e di compiere la volontà di Dio. Se poi questo movimento, nei piani di Dio, avesse delle finalità particolari, Lui stesso le avrebbe rivelate al momento opportuno. Davanti alle insistenze del vescovo, Chiara pensò di consacrare tutta la Mariapoli al Cuore Immacolato di Maria perché si adempissero i disegni che Dio aveva su di essa. La consacrazione avvenne il 22 agosto 1954, allora festa del Cuore Immacolato di Maria. Soltanto alcuni sapevano come e perché era nata questa consacrazione, perciò, quasi fosse una cospirazione segreta, fu chiamata «la congiura». (F. Ciardi (a cura di), L’Incontro con p. Pavel Hnilica e la «congiura», in I religiosi nell’Opera di Maria, in Unità e Carismi, XVI (2006/3-4)

Dopo i Francescani, ecco i Gesuiti che adocchiano il Movimento per contrastare il comunismo. Padre Hilnica va in spedizione alla Mariapoli, il raduno estivo di Chiara, dove Ginetta Calliari è convinta di averlo convertito “alla realtà di Gesù Abbandonato”. In realtà Hilnica ha ben altri scopi, e non demorde fino a quando non ottiene da Chiara la promessa di impegnarsi sul suo fronte. Perché lei aderisce volentieri, arrivando a tramare di nascosto, senza condividere il progetto con tutto il Movimento? Per due motivi: perché non ama definire l’esatta funzione delle “opere” che Dio le fa generare, trova il loro scopo strada facendo; e perché sta raggiungendo un vero, importante risultato: dei religiosi e sacerdoti diocesani sono oramai suoi seguaci, di lei, una laica e, soprattutto, una donna contestata dalla CEI. Scoprire che Hilnica è vescovo accende le ambizioni di Chiara: forse lo sfruttamento o, meglio dire, la collaborazione può essere d’interesse per entrambi.

Non aiuta, però, il suo equilibrio mentale avere incontrato l’ennesimo uomo dalla visione irrazionale, che nel comunismo individua un “corpo mistico” satanico e nel Movimento dei Focolari il corpo mistico celeste; su sua richiesta, Chiara Lubich, oltre ad aver rinnovato il laicato, rinnoverà anche la dottrina del Corpo Mistico della Chiesa. Dal punto di vista sociopolitico, inoltre, non sapeva perché il suo carisma fosse sceso in terra, ma ora si scopre che è il “rimedio al comunismo”, anche se non mai avuto alcun interesse a studiarne il fenomeno, anche se suo fratello Gino (ma lo saprà Pavel Hilnica?) si dichiara comunista. E Giovanni Paolo II non potrà che apprezzare, essendo un discepolo di Hilnica, formato alla sua scuola di cattolicesimo integralista e misticheggiante.

Il peggio dei totalitarismi è, ovviamente, la riduzione degli individui a “masse” da manovrare. In particolare le Gmg, sostiene Gordon Urquhart, sono copiate dalle grandi manifestazioni dei giovani dei Focolari, raccolti da Chiara in un movimento a largo raggio, Giovani per un Mondo Unito.

“Chiara, potresti spiegarci l’indirizzo che deve avere il Movimento Giovani per un Mondo Unito?
“Allora, cosa mi aspetto da voi? Mi aspetto tanto! Che siate “uomini nuovi”: occorre vivere la nostra spiritualità sul serio, non da mezze misure. Che siate “uomini nuovi”: occorre amare. Che formiate “uomini nuovi” nel mondo. Che vi troviate nei vostri ambienti a creare “cellule d’ambiente”, che mettono Cristo in mezzo e irradiano la sua luce nelle strutture per cambiare le strutture del mondo. Che facciate delle opere tali da testimoniare al mondo che il mondo unito è una possibilità (...) Ecco, questa idea del mondo unito noi dobbiamo averla sempre dentro e creare l’opinione. (Chiara Lubich, risposte ai Giovani per un Mondo Unito, Castelgandolfo 4.3.1989)

L'uomo nuovo del fascismo. La costruzione di un progetto totalitario, a cura di Patrick Bernhard e Lutz

Dalla metà degli anni Venti il regime fascista avviò il più grande esperimento di pedagogia politica di massa mai tentato nella storia italiana: forgiare una collettività organizzata di cittadini-sudditi, imbevuti sin dalla più tenera età di un'ideologia fascista nazionalpatriottica e militarista. Questo progetto, totalitario nelle intenzioni e propagato attraverso il termine di "uomo nuovo", divenne una forza trainante del regime, e diede occasione a gruppi di volonterosi esperti ed educatori di trovare una nuova collocazione sociale e opportunità di far carriera all'interno del regime, lavorando "incontro al Duce".

L'uomo nuovo sovietico

Il novyj celovek (uomo nuovo) costruito dalla propaganda del nascente Stato Sovietico è una delle categorie più importanti di quelle rappresentazione utopica realizzata nei manifesti (...) L'uomo suscita interesse principalmente come membro significativo facente parte della società e dell'economia della nuova realtà. Una delle caratteristiche principali dell'uomo nuovo è la sua libertà dai vincoli del passato ma anche dalla religione e da tutti gli ideali del “vecchio mondo”. Il concetto di novyj čelovek é difatti strettamente connesso a quello di nuovo byt (quotidianità). (da www.tesionline.it/default/tesi.asp?idt=33618)

Ho allegato questi due estratti, anche se molto semplici, per dimostrare come Chiara abbia preso molto sul serio la sua sfida ai totalitarismi. Sicuramente l'influsso del Fascismo è inconscio, nel suo operato, e dovuto all'educazione che lei stessa ha ricevuto, essendo stata bambina negli anni Trenta; per quanto riguarda il comunismo, invece, la volontà di imitare il modello è esplicita.

Rinfrancata dalla sistemazione che le ha dato il Papa, Chiara si è finalmente incanalata, ha trovato la sua via nella Chiesa e ha contribuito a rinnovarla, valorizzando il genio femminile; ha contribuito anche al successo della "congiura" di Hilnica e Wojtyla, con la diffusione dell'Ideale nei paesi del blocco socialista.

Quando alle notti seguono periodi fecondi è felice, passa gran parte del suo tempo a girare il mondo, fondando realtà nuove. Il suo Movimento diventa quello più capillarmente diffuso nelle diverse nazioni: il suo messaggio, è il più universale ed ecumenico, perché è incentrato sulla parola “amore”.

Almeno questa storia finisce bene!

… Sicuri?

Karol Wojtyla, Giovanni Paolo II, è lui stesso un carismatico, rispetto a Chiara forse anche più eclettico e più spregiudicato. Le sue posizioni sulla morale sessuale gli hanno guadagnato la fama di integralista, ma nella vita pratica si rivela meno sessista di tanti altri, non ha nessun problema a relazionarsi con le donne e non mi stupisco che abbia accettato, su esplicita richiesta della Lubich, che la Presidente dei Focolari sia per Statuto una donna.

La Chiesa vede in Maria la massima espressione del «genio femminile» e trova in Lei una fonte di incessante ispirazione. Maria si è definita «serva del Signore» (Lc 1, 38). È per obbedienza alla Parola di Dio che Ella ha accolto la sua vocazione privilegiata, ma tutt'altro che facile, di sposa e di madre della famiglia di Nazaret. Mettendosi a servizio di Dio, Ella si è posta anche a servizio degli uomini: un servizio di amore. Proprio questo servizio le ha permesso di realizzare nella sua vita l'esperienza di un misterioso, ma autentico «regnare». Non a caso è invocata come «Regina del cielo e della terra». La invoca così l'intera comunità dei credenti, l'invocano «Regina» molte nazioni e popoli. Il suo «regnare» è servire! Il suo servire è «regnare»! (…) C'è infatti nella « femminilità » della donna credente, e in specie di quella « consacrata », una sorta di « profezia » immanente (cfr Mulieris dignitatem, n. 29), un simbolismo fortemente evocativo, si direbbe una pregnante « iconicità », che si realizza pienamente in Maria e ben esprime l'essere stesso della Chiesa in quanto comunità consacrata con l'assolutezza di un cuore « vergine », per essere « sposa » del Cristo e « madre » dei credenti. In questa prospettiva di complementarietà «iconica» dei ruoli maschile e femminile vengono meglio poste in luce due dimensioni imprescindibili della Chiesa: il principio «mariano» e quello «apostolico-petrino» (cfr ibid., n. 27). (Lettera del papa Giovanni Paolo II alle donne, 29 giugno 1995)

Si dirà che questo discorso ha fomentato Chiara, e sicuramente lo ha fatto; ma, per lo meno, in questa storia non ci aspettiamo che giochi ad essere la Vergine Maria, figuratevi se Giovanni Paolo II avrebbe tollerato una cosa simile. Di Madonna ce n’è già una, la madre della Chiesa, e, se proprio deve manifestarsi, sa farlo benissimo da sola (Wojtyla era molto favorevole alle apparizioni). Il papa dimostra che esiste da sempre una componente femminile molto attiva nella Chiesa, capace di influenzarla con le sue iniziative, anche se il potere rimane in mano ai maschi. Che Chiara riconosca di avere un carisma “mariano”, e lo segua; “seguire Maria” non è “inventarsi Maria”. E di fatti il Movimento dei Focolari, i cui Statuti sono approvati il 29 giugno 1990 dal Pontificio Consiglio per i Laici, andrebbe correttamente chiamato “Opera di Maria”.

Domanda a Don Pasquale Foresi, dal suo libro Colloqui- Domande e risposte sulla spiritualità dell’unità, Città Nuova

Noi membri sentiamo Chiara come “nostra mamma”, perché ci ha generati spiritualmente con il suo carisma. Come hai vissuto tu la maternità di Chiara?

È molto semplice. Io ho due rapporti. Uno è quello che sentono spiritualmente tutte le persone dell’Opera: Chiara è spiritualmente la mia mamma perché sono stato nutrito in modo formidabile da lei in tutti questi anni, e con affetto profondo mi sento suo figlio. L’altro aspetto fondamentale che avverto è quello che è descritto nei nostri Statuti generali: la presidente fa le veci di Maria per l’Opera. Quindi la sento per me “vicaria” di Maria, quella che mi porta dritto a Maria. Quando faccio unità con Chiara mi sento immediatamente unito a Maria. Tutte le tappe che vi ho raccontato nella risposta precedente, dove la si vede come fondatrice, di tutto ciò che è nato fra noi, le avverto come un’estensione della maternità universale di Maria, sull’Opera, nella Chiesa, e anche fuori dalla Chiesa nel suo rapporto con fedeli di altre religioni e con tante persone di buona volontà senza convinzioni religiose.

Insomma, avevamo parlato troppo presto. Don Foresi sta intervenendo a qualche convegno dei focolarini “interni”, ovvero coloro che hanno accesso ai contenuti integrali della spiritualità della Lubich, e sono divisi rigorosamente in “branche” negli Statuti. Ci confida che Chiara, oltre ad avere generato spiritualmente tutti i membri dell’Opera di Maria (ma non si sono “generati” da soli, per merito proprio, scegliendo di seguirla?), ha anche rifondato la Chiesa cattolica, dove, finalmente, oltre al Papa vicario di Cristo, abbiamo una donna vicaria di Maria, di cui Chiara fa le veci. Non solo Chiara “gioca” a fare la Vergine Maria, ma addirittura è la persona che mette i fedeli direttamente in comunione con Lei.

Sapere che Don Foresi soffriva di schizofrenia avrebbe dato forse una valenza diversa a simili parole, che vengono prese con la massima serietà dalla grande maggioranza dei cattolici, vescovi compresi, che incontrano Chiara Lubich.

La risposta di Don Foresi prosegue con il ricordo di un’altra celebre meditazione.


Perché la voglio rivedere in te

Sono entrata in chiesa un giorno

e con il cuore pieno di confidenza gli chiesi:

«Perché volesti rimanere sulla terra,

su tutti i punti della terra,

nella dolcissima Eucaristia,

e non hai trovato,

Tu che sei Dio,

una forma per portarvi e lasciarvi anche Maria,

la Mamma di tutti noi che viaggiamo?».

Nel silenzio sembrava rispondesse:

«Non l’ho portata perché la voglio rivedere in te.

Anche se non siete immacolati,

il mio amore vi verginizzerà

e tu, voi,

aprirete braccia e cuori di madri all’umanità,

che, come allora, ha sete del suo Dio

e della Madre di Lui.

A voi ora

lenire i dolori, le piaghe,

asciugare le lacrime.

Canta le litanie

e cerca di rispecchiarti in quelle».

(Chiara Lubich, Meditazioni, Città Nuova editrice)

La bella “preghiera” non è rimasta ad uso degli interni, ma è stata pubblicata in ogni dove, utilizzata addirittura come testo di veglie parrocchiali, con tanto di aggiunta di un “Amen” in fondo.

La sua composizione risale agli anni Sessanta; esiste la trascrizione di un video in cui la Lubich precisa: “Ero malata. Sono entrata in una chiesa un giorno…” Il particolare è interessante, e cambierebbe anche il modo di intendere la meditazione: Chiara soffre di un male fisico, o forse del male di vivere, vorrebbe essere confortata da una presenza materna, ma Gesù la invita a smetterla di piangersi addosso, e ad impegnarsi, piuttosto, ad aiutare gli altri. Letta così, l’umanissima spiegazione è ineccepibile.

Ma, in molte altre rielaborazioni successive della meditazione, Chiara stravolgerà la versione dei fatti:

E io ho sentito che lui rispondeva, e mi rispondeva in modo collettivo, non a me sola, ma a tutta l'Opera: "E' perché voglio rivederla in te". Cioè: "Sì, sì, io voglio popolare il mondo di Maria, di tante Maria, però la voglio in voi." E dopo dentro nella mia anima c'era: canta le litanie e cerca di specchiarti in esse. Cioè se tu sarai come le litanie: Virgo virginum, ecc., ecc., tu sarai un'altra Maria. In questo: "Ma io non l'ho mandata, non ho trovato il modo di farla restare perché voglio vederla in voi". (Chiara Lubich, intervento al convegno annuale dei focolarini a Castel Gandolfo, 8 dicembre 1986)

A questo si va aggiungere la rielaborazione di “Chiaretto”, come viene chiamato Don Foresi. La meditazione fa tre giri: da preghiera personale per incoraggiarsi a riprendere in mano la propria vita, a programma di vita per tutti gli aderenti al Movimento (“essere un’altra Maria”), a rifondazione del Cattolicesimo su basi mariane anziché apostolico-petrine. Oramai qualunque affermazione contenga dei riferimenti alla Vergine Maria, farà pensare, più o meno velatamente, a Chiara.

Ricordo quando nel 1991 ero stata in Brasile. Avevo visto con i miei occhi la miseria delle favelas, quella che il cardinale Arns chiama "la corona di spine" che circonda San Paolo, una metropoli che pullula di grattaceli. Di fronte all'immensità di quel dramma avevo confidato ai focolarini brasiliani: "Non si riuscirà mai a risolvere i problemi sociali del Brasile... Qui bisogna aumentare la preghiera. Se mi presento davanti a Dio come figlia sua, figlia del re, figlia dell'Onnipotente, l'erede di tutto, posso dirgli: 'Abbà, Eterno Padre, questa cosa noi non possiamo risolverla, la scarico in te, pensaci tu' ". Le piccole cose le possiamo fare noi, ma le grandi le fa Lui. E ho cominciato a pregare perché si trovi uno dei modi per risolvere i problemi in quella terra. Ed è stato proprio in Brasile, pochi giorni dopo, che, dopo aver letto la Centesimus annus appena uscita, m'è venuta l'idea di lanciare l’"'Economia di comunione", un progetto ispirato alla cultura evangelica del dare, quale antidoto alla cultura consumistica dell'avere. In quei giorni mi chiedevo. "Che queste prime idee siano, in qualche maniera, una risposta a questa preghiera, quando abbiamo messo nel cuore dell'Eterno Padre la problematica del Brasile?". (Chiara Lubich, La mia esperienza del padre, discorso in occasione dell’Anno del Padre, 19 febbraio 1999)

Ci volevano 2000 anni di storia perché a qualcuno venisse in mente di risolvere il problema della povertà pregando, ma, d’altra parte, non tutti sono Chiara Lubich. Chiara non ha visitato una favela, ha semplicemente visto l’immagine dall’alto, atterrando con l’aereo, dei grattacieli di San Paolo circondati dall’anello di quartieri degradati; e si direbbe che i grattacieli le abbiano dato più fastidio delle baracche, perché sono emblema del suo grande nemico, “la cultura consumistica dell’avere”. L’idea di lanciare l’Economia di comunione non nasce spontaneamente, ma come adesione all’enciclica Centesimus annus, nella quale Giovanni Paolo II analizza le caratteristiche del socialismo reale e del capitalismo, ridefinendo la dottrina sociale della Chiesa. Il motivo per cui Chiara vuole delegare a Dio le cose “grandi” risale, probabilmente, al suo rifiuto di affrontare temi troppo complessi e alla volontà di tenersi alla larga da approcci troppo sovversivi come quelli della “teologia della liberazione”, invisa a Wojtyla. E così l’operato sociale del Movimento si limita ad azioni circoscritte, spesso più dimostrative che concrete. Fa eccezione l’Economia di Comunione, che sicuramente è pionieristica nel settore del no profit; ma, anche nel suo caso, suscita qualche perplessità la destinazione degli utili prodotti dal nuovo sistema, che dovrebbe essere alternativo a capitalismo e socialismo. Perché un terzo degli utili (secondo indicazione di Chiara, che ama le simbologie dei numeri) deve andare alla “formazione di uomini nuovi”? Cosa significa questa espressione? In sostanza, che l’Economia di Comunione, come le molteplici donazioni all’interno del Movimento, servirà soprattutto a mantenere i molti focolarini che non lavorano e si dedicano solo a ruoli di dirigenza, e le strutture nelle quali si tengono i raduni, incluse le “cittadelle”.

Man mano che il Movimento cresce, ed ormai conta migliaia di persone, “un popolo nato dal Vangelo”, aumentano le denunce di problemi. Sono soprattutto i focolarini, ovvero coloro che scelgono di consacrarsi a Dio nella stessa strada di Chiara, a farle giungere la voce che “il carisma” non sta portando i frutti paradisiaci che ci si aspetterebbe. Storie di abusi, vessazioni, esaurimenti, ma Chiara non è facilmente raggiungibile. Circondata da una struttura dirigenziale ormai mastodontica, fatta di zone, zonette, segreterie, Centri disseminati qua e là, non ha tempo da dedicare a chi non è disposto a morire per un Ideale con la “i” maiuscola come il suo. Ha appena iniziato a tirare fuori le carte del Paradiso ’49, quelle che avrebbero dovuto bruciare, ma in Focolare non si butta via niente. Non solo le visioni del Paradiso non sono troppo estreme, anzi: sono la base della spiritualità dell'Opera di Maria, la teologia mai sentita, rivoluzionaria, che cambierà la storia e forse renderà Chiara Dottore della Chiesa. L'intero Movimento diventerà Dottore della Chiesa, nella prima operazione di "santità collettiva". I poveri focolarini che si sentono abusati, schiacciati sotto il peso di una vita assurda, non hanno capito niente: quello che abbiamo visto finora non è nulla, il Movimento ha solamente iniziato a rivelare il vero disegno di Dio sull’umanità.




Per capire quanto Chiara, negli anni a seguire, si senta sicura del suo carisma, riporto un pezzo di un discorso di Giuseppe Maria Zanghì, “Peppuccio”, focolarino e tra i principali studiosi della “Scuola Abbà”: 

Chi è Chiara per me, mettendo soprattutto in evidenza il taglio- questo devo farlo- un po’ della novità culturale che Chiara porta, perché la vera rivoluzione di Chiara è, sì, spirituale, ma perché dietro questa spiritualità c’è una cultura nuova, un modo di vedere l’uomo, la persona, inedite, nuove, veramenteIn questo senso per me Chiara è, non dico il profeta, ma è quella creatura che Dio ha mandato sulla terra per aprire un nuovo millennio nella vita della Chiesa. Ovviamente adesso sta a noi prenderci sulle spalle questa responsabilità e farla vedere, perché sai Chiara adesso è in paradiso quindi, come si dice… “Chi vede voi vede me”, chi vede noi deve vedere Chiara. Questa è la grande sfida che abbiamo, che a me fa paura, vi dico la verità, ma d’altra parte dobbiamo farlo. Ora che cosa è che Chiara porta praticamente, che cosa ci ha portato? La possibilità di avere una presenza di Gesù inedita, io dico, inedita. Cosa intendo quando dico inedita? Nuova. Non ovviamente come sostanza, perché Cristo, questa presenza, c’è sempre stata nella Chiesa. Pensate all’Eucarestia, soltanto questo. Ma, dal punto di vista rivelativo, per farci capire che cosa è l’uomo e quindi poi operativo, che cosa fare, per muoversi…”

Insomma, Chiara è come Gesù Cristo (“Chi vede voi vede me”), ha introdotto una nuova presenza di Cristo nella Chiesa e, se per caso non siete cattolici, può farvi capire che cos'è l'uomo, perché ha fondato pure una nuova antropologia.

L’”Ideale” diventa sempre più messianico: lo sposo Gesù Abbandonato, che si è manifestato a lei dopo 2000 anni, non solo ha cambiato il pensiero, ma ha anche portato a compimento le Scritture, rivelando il vero significato dell’Incarnazione, e realizzerà il salto dell’evoluzione umana. A parlarne è Piero Pasolini, focolarino, fisico e sostenitore di una visione “cosmo antropoteologica”.

È stata una manifestazione che lui, Gesù, ha fatto a lei dopo venti secoli. E questo noi [fa riferimento a Peppuccio ed altri focolarini] l’abbiamo chiamata “la seconda venuta di Gesù”. (…) Se ha aspettato duemila anni per dirci una cosa così importante di se stesso, per aprirci come gli occhi, allora deve succedere qualcosa. (…) Perché si vede che sono maturi i tempi per una rivoluzione del cristianesimo in senso infinitamente più profondo, e dopo lo capiremo dal messaggio che Chiara ha mandato ai focolarini a Natale: “E forse l’inizio di quest’ora è questo, cioè in cui noi dobbiamo pensare al mondo, non più al focolare, non più a noi (noi dovremmo essere già un corpo, come dire, almeno già consolidato, già Cristo, già Gesù Abbandonato), pensare al mondo e comunicare la realtà che ci ha resi uno noi- che è Gesù Abbandonato- per render Dio il mondo.”

Cioè è venuto forse il momento dell’evoluzione, quella famosa evoluzione di cui parlo spesso io, in cui dico:Ma è proprio alla fine dell’evoluzione, fallirà l’evoluzione dell’uomo?” Ecco, io dopo, sentendo questo, ho detto: “Ma forse è il momento in cui Dio ha preso in mano le cose e rivela il suo segreto che per lui il mondo è Dio, il mondo è Dio, capite? Compresi noi dentro, tutto quanto. Quindi quest’idea di Gesù Abbandonato, questa estrema difficilissima idea noi dobbiamo capirla: che tanto peggio va, tanto meglio va, quanta più morte c’è, più dolore c’è, quanto più disastro c’è, quanto più odio c’è, tanto più grande è Dio nel mondo, perché è il rovescio di Dio che si chiama Gesù Abbandonato, (cose paradossali da dire, che non si possono dire; solo chi ha l’idea chiara di Gesù Abbandonato può dire questo.) (...) È come un cadavere in dissoluzione, il mondo, lì bisogna vedere quel seme che, se non muore, non porta frutto. In questo momento lo vediamo nel mondo, il seme che è Cristo, Gesù Abbandonato, che si sta putrefacendo per portare frutto, per generare se stesso nel mondo. (…) Sono discorsi forse un po’ difficili, presi alla lettera, perché è la meccanica di Dio. Dio è, come dice sempre Chiara: “Tu sei quando non sei”, come Gesù dice: “Chi perde la sua anima, la salverà”. Non è un linguaggio nuovo, non è che lo abbiamo inventato noi, Gesù lo diceva continuamente. È quando non ci siete che ci sete, perché Dio c’è quando non c’è. Quindi capite che passo ci fa fare Chiara? (Dialogo con i focolarini di Nairobi, 23 gennaio 1981)

Che cosa succederà esattamente quando i focolarini riusciranno a “rendere Dio il mondo”, ovviamente non c’è dato saperlo; Piero Pasolini era turbato dalla Guerra Fredda, dalla minaccia nucleare e dalle varie calamità dell'epoca, probabilmente sperava nel loro superamento. L'immagine sconvolgente del cadavere in putrefazione, associata prima al mondo e poi a Gesù Abbandonato, è da ricondurre alle visioni del "Paradiso '49", nelle quali Chiara parla esplicitamente di GA come del "verme della terra". 

In conclusione, in questa storia della santa riformatrice, Chiara appare circondata da uomini che proiettano su di lei le loro peculiari idee del cristianesimo e, probabilmente, le loro ambizioni. Padre Casimiro Bonetti, Mons. Carlo de Ferrari, Igino Giordani, Mons. Pavel Hilnica, Papa Giovanni Battista Montini,  Papa Karol Wojtyla, Don Pasquale Foresi, i popi della Scuola Abbà… Le donne carismatiche, ovvero le prime compagne, svolgono più che altro il compito delle reclutatrici, per portare al Movimento personalità di alto livello. Graziella aggancia Pasquale Foresi, Ginetta folgora Piero Pasolini, in una mensa universitaria, dichiarando che “Dio è l’ideale della nostra vita”. Evidentemente le due sanno far presa sugli animi suggestionabili, ma è evidente che la donna focolarina non ha i titoli di studio né la posizione sociale per emergere. Questo può spiegare perché la branca femminile soffra tanto dell’“assorbimento” da parte della figura di Chiara Lubich: donne utili da sfruttare, senza salire troppo in cattedra, come accade anche nella madre Chiesa universale.

Ognuno usa Chiara come vuole, secondo i suoi santi scopi? Ma se fosse, invece, lei ad avere il controllo di tutto, in modo molto più cinico di quanto potremmo credere? Aspettiamoci di ritrovarla diversa, in un altro racconto. 

 


Prossimo post: Manipolazione, Introduzione e novella di Dolores 

Commenti