Cantare di Chiara, Carisma- Parte IV




I rapporti con Paolo VI sono nati tanto semplicemente da questo fatto: Eli, una delle prime compagne, è parente del fratello di Paolo VI. E un giorno, nel nostro focolare a Roma, io avevo un po' diramato uno slogan, che poi è una parola che si conosce: "Nulla dies sine anima", "Nessun giorno senza un'anima". Allora Eli ha pensato, dice: "Come faccio oggi a conquistare un'anima? Ah già, conosco mons. Montini, andiamo da mons. Montini." Allora Eli è andata da Mons. Montini e ha cominciato a raccontare un po' del più e del meno, di quello che si faceva, degli avvenimenti che succedevano. Poi è andata con altre mie compagne; finché mons. Montini dice: "Ma non la potrei conoscere io questa Chiara?" Allora sono stata anch'io. (Intervista a Chiara Lubich di Jean-Claude Darrigaud per il libro Tout soif a un eau)

E brava Eli: per mettere in pratica lo "slogan" (sic) del giorno va dallo zio monsignore, a fare lei un'opera di bene per lui, ovvero aggiornarlo della sua vita nel focolare. In realtà, sappiamo che le cose sono un po' diverse: anche Giordani conosce Montini, come lo conoscono de Ferrari ed altri vescovi del partito favorevole ai Focolari. Il suo appoggio è fondamentale, per esercitare una certa pressione sulla Conferenza Episcopale.

Io ho subito capito che era una persona eccezionale. E raccontavamo tutto a lui, tutto quello che succedeva. Telefonavamo anche con lui, alle 11 di notte una volta; per cui è nata come un'amicizia e una stima. Ciò che ammirava lui nel Movimento era la fede, questa grande fede. (...) Pur essendo sotto studio, lui ci ha procurato un'udienza con Papa Pio XII; il quale ha chiesto, appunto, chi era l'animatrice; per cui ho potuto stringere la mano al Papa, ci ha dato un ricordo e poi siamo andati via. Diventato papa (...) lui ha voluto che gli raccontassi a che punto stava il nostro Movimento- era già approvato in parte da Giovanni XXIII- e quando sono arrivata a raccontargli dei fratelli cristiani non cattolici, lui ho visto che ha prestato una particolare attenzione, molto, molto interessato, e mi ha detto che qualsiasi cosa avessi da dirgli io vada da lui. E mi ha detto- esponendogli un Movimento così vario, già allora era vario, con tanti rami, tante diramazioni, che entrava nei conventi di suore, di frati, fra i preti, da tutte le parti, che non poteva essere configurato con nessun'altra opera forse esistente nella Chiesa- lui mi ha detto: "Mi dica tutto, perché qui nulla è impossibile." Nelle sue parole io sentivo la sapienza, e avevo l'impressione di essere come davanti a Gesù sulla terra; e questa fu un'impressione così forte- io lo ripeto sempre- che ho avuto la netta sensazione che il tetto di quell'ufficio dove il Papa riceve, nel suo studio, non ci fosse, ma che cielo e terra si congiungessero. (Chiara Lubich, Ibid.)

Può far sorridere Chiara che ha trovato un nuovo amico, con cui rimane al telefono fino alle undici di sera, al punto che "questo ufficio non ha più pareti, ma alberi", e chi ha seguito la storia 1) sa bene che simili "visioni" del Paradiso per lei sono reali. Dirle "Qui nulla è impossibile" non è mai una buona idea, considerata la sua tendenza all'esaltazione: era stato vietato ai religiosi e al clero di far parte del Movimento, e lei confida candidamente al papa che ogni convento, ogni canonica è stata raggiunta dai Focolari.

"Non poteva essere configurato come nessun'altra opera forse esistente nella Chiesa": la cosa dovrebbe preoccupare un papa, forse, ma va detto che Montini si trova a governare la Chiesa in un periodo di tale sconvolgimento che può aver pensato di doversi aspettare l'insorgere di qualunque cosa. La parola che Chiara ripete, "Unità", riflette un bisogno di unità che lui stesso, sicuramente, doveva provare: dialogo con i cristiani non cattolici, ma prima di tutto dialogo con i "suoi" laici, nella sua Chiesa e nell'Occidente. I laici non sono più disposti a sentirsi "naturalmente cattolici", vogliono essere protagonisti, le donne non sono più disposte a fare "l'angelo del focolare" e a trasmettere passivamente la fede ai figli; molti non si riconoscono più nella dottrina della Chiesa e la contestano ad alta voce, altri, invece, criticano aspramente il Papa, un'autorità abituata a sentirsi infallibile, perché concede troppo alla modernità.

Chiara, almeno all'apparenza, è materna, dolce, ha una predicazione che punta sull'amore e su un approccio esperienziale, non intellettuale, al Vangelo. Montini la conduce verso un'idea di unità che è quella che anche noi, che papi non siamo, penseremmo: riunire coloro che sono in conflitto e portarli a dialogare. In realtà, l'idea di unità di Chiara è ben altra, ma nel frattempo viene incaricata da Paolo VI di tenere le relazioni con il Patriarca Athenagoras di Costantinopoli, e di condurre altre importanti missioni legate all'ecumenismo.

Nel 1977 iniziano gli incontri internazionali dei vescovi amici del focolare, promossi da Klaus Hemmerle, vescovo di Aquisgrana (Germania), con lo scopo di approfondire la spiritualità di comunione che nasce dal carisma dell'unità; l'anno dopo Chiara costituisce il "Centro del dialogo con persone di convinzioni non religiose", una frontiera verso la quale l'aveva spinta lo stretto legame con Paolo VI fin dal 1964. La rapida espansione dei Focolari pone il Movimento sempre più a contatto con fedeli di varie religioni, vicinanza che le piccole comunità vivono secondo il loro stile, tessendo cioè rapporti fraterni e autentici impregnati di carità. (Rita Moussalem, Chiara Lubich: lo spartito in cielo, Città Nuova 13 marzo 2020)

Klaus Emmerle, che può essere annoverato a tutti gli effetti tra i cofondatori dei Focolari, è seriamente intenzionato a studiare il cosiddetto "Ideale", ovvero ad individuarne i fondamenti dottrinali e teologici. Un lavoro che, forse, avrebbe dovuto fare qualcuno di meno autoreferenziale, vista la sua adesione convinta al Movimento, e la sua opera di coinvolgimento di altri vescovi, che si rivelerà una questione particolarmente spinosa per la gerarchia ecclesiastica.

In realtà i nostri focolarini non possiedono nessuna ricetta originale per il "dialogo": si limitano a praticare il solito proselitismo di vecchio stampo, condito, però, con delle tecniche particolari, che nella prossima storia potremo etichettare come "forme di adescamento". E questo "stile", che consiste, ad esempio, nell'evitare di presentarsi da subito come religiosi, per stringere rapporti basati sul love bombing, non può che interessare le persone di altre convinzioni.

Un impegno pionieristico, per il quale nel 1977 a Londra viene assegnato a Chiara il Premio Templeton per il progresso della religione. E' una sorpresa: "Come mai" si domanda "Un premio per la religione? (...) Poi anche un certo turbamento. Dico: qui con questa circostanza mi portano fuori dalla mia linea che è il Vangelo. (...) Mi sono ricordata che il Vangelo dice: che gli uomini vedano le vostre buone opere e glorifichino il Padre." Sarà proprio questa circostanza- precisa anni dopo- "L'evento in qualche modo "fondante" di questo nostro dialogo. (...) Quando stavo uscendo dalla sala, i primi venuti a salutarmi sono stati ebrei, musulmani, buddisti, sikh, indù... Lo spirito cristiano di cui avevo parlato li aveva impressionati, cosicché mi è stato chiaro che avremmo dovuto occuparci non solo della nostra o delle altre Chiese, ma anche di questi fratelli e sorelle di altre fedi. Ha avuto inizio così il nostro dialogo interreligioso." (Rita Moussalem, Ibid.)

Chiara riceve un premio, il primo di una lunga serie. All'inizio la cosa la turba, come può essere comprensibile per una donna di Dio, ma scoprirà ben presto che ricevere onorificenze le piace molto, è in linea con il suo continuo, disperato bisogno di approvazione. E, soprattutto, ogni cerimonia le offre lo spazio per parlare del suo Ideale, veicolandolo a largo raggio e raggiungendo i mass media.
La ragazza che conduceva la Crociata non aveva mai pensato di dedicarsi alle altre religioni, la sua linea è sempre stata rigorosamente ortodossa; per rendere l'idea, scriveva al suo vescovo: “Se un giorno tutti i deputati fossero uniti nel Nome di Gesù, Gesù sarebbe fra loro e Lui stesso avrebbe in mano le sorti d’Italia”, con buona pace della laicità dello Stato. Ma ora le cose stanno cambiando: il suo carisma è perfetto per il dialogo, forse sta scoprendo lei stessa, in sé, una nuova evoluzione.

Ecco la prima idea che può già rivoluzionare la nostra anima se noi siamo sensibili al soprannaturale: la fratellanza universale che ci libera da tutte le schiavitù, perché siamo schiavi delle divisioni fra poveri e ricchi, fra generazioni: padri e figlioli, fra bianchi e neri, fra razze, fra nazionalità, persino fra cantone e cantone siamo schiavi, ci critichiamo; ci sono degli ostacoli, delle barriere. No, la prima idea è svincolarsi da tutte le schiavitù e vedere in tutti gli uomini, in tutti gli uomini...

- Ma anche nel mio bambino?
- Anche in quella donna lì così chiacchierona?
- Anche in quel vecchio rimbambito?
- Anche in quella povera lì?
- Anche in quell'ebreo?
- Anche in quello lì? ma possibile?

Sì, in tutti, in tutti, in tutti vedere dei possibili candidati all'unità con Dio e all'unità fra di noi.
Ecco, bisogna spalancare il cuore, rompere tutti gli argini e mettersi in cuore la fratellanza universale: io vivo per la fratellanza universale!
Dunque, se tutti siamo fratelli, dobbiamo amare tutti, dobbiamo amare tutti, dobbiamo amare tutti. Guardate, sembra una parolina, è una rivoluzione! Dobbiamo amare tutti. "Anche quella signora che sta di là della mia porta? Ma mi critica, mi guarda male, e poi è un tipo!" Anche lei, dobbiamo amare tutti! (Chiara Lubich alla comunità di Payerne, Svizzera, 26 settembre 1982, in qumram2.net, l'angolo dei ritagli)


Questo discorso ha riscosso notevole successo nel Movimento, al punto da essere ribattezzato "Il Payerne", come un grande classico della letteratura lubichiana. Riporto questo stralcio così com'è, lasciando ai lettori ogni considerazione.
Il dialogo interreligioso, significativamente, non nasce dalle richieste di Montini, né dalla fatica di Klaus Emmerle e degli altri focolarini: nasce nel momento in cui personalità religiose illustri salutano Chiara e si complimentano con lei, ad intendere che gli altri leader cattolici non le riservano lo stesso trattamento d'onore. Lei è il centro irradiante del carisma, la fonte della luce per illuminare il mondo.

L'esperienza delle persecuzioni ha logorato profondamente Chiara e molti dei suoi collaboratori: effettivamente, il primo episodio di "crisi" si verifica nell'estate del '49, in seguito all'indagine che ha portato all'allontanamento dei focolarini dal Terz'Ordine. Dando per vere tutte le visioni che Chiara ha avuto, è da rilevare che il momento di abbandonarle, per ritornare alla normalità, l'ha gettata in una profondissima crisi (un aspetto, questo, che ha alimentato il sospetto di una "falsa mistica", legata a disturbi mentali).
Negli anni Sessanta le visioni si sono esaurite ma, proprio quando il Movimento è approvato e la presenza di Montini sembra portare più serenità nella sua vita, Chiara inizia ad attraversare le cosiddette "notti".

Sono tornata dai Domenicani online, che ci avevano già illuminati sulle "visioni intellettuali" nella storia 1) Furor.
Padre Angelo risponde alla domanda di un lettore di "Notte oscura" di San Giovanni della Croce: quale differenza c'è tra "notte oscura dei sensi" e "notte oscura dello spirito".

L’obiettivo dell’insegnamento di San Giovanni della Croce, carmelitano scalzo vissuto in Spagna nel secolo XVI, è quello di mostrare come si giunga alla santità, all’unione totale con Dio. Tale unione infatti “Consiste nella totale trasformazione della nostra volontà in quella di Dio di modo che in essa niente vi sia di contrario al volere dell’Altissimo, ma ogni suo atto dipenda totalmente dal beneplacito divino” (Salita del Monte Carmelo, I, 11, 2). Sicché non ci sono più due volontà che decidono e vivono, ma una sola: “Nello stato di unione, due volontà diventano una sola, la quale è volontà di Dio e anche volontà dell’anima” (Ib., I, 11, 3). (da https://www.amicidomenicani.it/sto-leggendo-la-notte-oscura-di-san-giovanni-della-croce-e-non-comprendo-la-differenza-tra-notte-oscura-dei-sensi-e-notte-oscura-dello-spirito/)


Sulla base di questa introduzione, si può dire che la concezione di santità in Chiara Lubich è la stessa di San Giovanni della Croce: una totale dipendenza dell'uomo dalla volontà divina. La novità portata dal carisma di lei, come vedremo, sta nel rendere questo annullamento della volontà un fenomeno di massa, riservato a qualunque fedele, e nel farla coincidere con un "annullamento collettivo" delle proprie volontà, in nome dell'Uno.

Per giungere a questo obiettivo è necessario liberarsi da tutti gli attaccamenti che sono causa di peccato mortale o veniale e anche da ciò che tiene legati ad imperfezioni.
Questa liberazione può procedere dall’uomo oppure da Dio. Nel primo caso si parla di purificazioni attive che consistono in ciò che si può e si deve fare con l’aiuto della grazia per liberarsi dai difetti e dalle imperfezioni.
Nel secondo caso si parla di purificazioni passive che riguardano invece la parte che Dio riserva per sé. Queste purificazioni raggiungono la loro massima manifestazione nelle notti dell’anima e precisamente nella notte del senso e nella notte dello spirito.

In sostanza, se state simpatici a Dio, Lui incomincerà a maltrattarvi e a praticare il famoso ghosting, ovvero... Sparire all'improvviso, senza nessun preavviso.
Ma torniamo alle notti: riassumo le parole di padre Angelo.

Notte dei sensi: è la prima tappa della vita spirituale, quella dei "principianti". I principianti provano piacere nel condurre una vita religiosa, soprattutto se si sono convertiti di recente, e magari conservano una certa presunzione, che li fa sentire dei bravi devoti. Dio, allora, fa provare loro un senso di "aridità" (parola che i focolarini introdurranno subito nel loro lessico): non trovano più il gusto di pregare, fare penitenza, dedicarsi alle varie pratiche che prima li coinvolgevano molto. Non si sentono nemmeno più consolati dall'amore di Dio; insomma, noi diremmo che la fase dell'innamoramento è finita. La sfida sta nel non arrendersi, ma nel perseverare "al buio", per avanzare nella vita spirituale.

Notte dell'anima: nel nostro caso è riservata a pochi, ovviamente a Chiara e a rari esempi nel Movimento, che lei stessa individuava. In questa fase il fedele soffre atrocemente, ai livelli delle anime del Purgatorio: vuole amare Dio ma non avverte più la sua presenza, ritiene di essere talmente peccatore ed imperfetto che Dio lo sta respingendo, "giustamente e per sempre". L'anima si prodiga a fare qualunque cosa per farsi amare di nuovo da Dio, ma, più insiste, più Lui le procura dolore, non parlandole (abbiamo visto che Dio è assente), e facendole scoprire "le ragioni per cui merita di essere respinta da chi essa ama tanto e desidera con tutto il cuore." San Giovanni afferma che non solo Dio, ma ogni creatura dovrebbe disprezzare l'anima (o meglio, lei si sente così).
Tutte queste purificazioni si concludono con quella realtà che viene chiamata unione trasformante o anche matrimonio spirituale, che è il vertice della vita spirituale, anticipo di paradiso nella vita presente. (da https://www.amicidomenicani.it/sto-leggendo-la-notte-oscura-di-san-giovanni-della-croce-e-non-comprendo-la-differenza-tra-notte-oscura-dei-sensi-e-notte-oscura-dello-spirito/)

(Finché nessun teologo mi sente: il Dio di San Giovanni della Croce sembra il fidanzato narcisista tossico da manuale, quello che sparisce, fa pesare ogni difetto al partner e distrugge la sua autostima. Chiudiamo la parentesi da miscredenti troppo emancipati, e torniamo ai Focolari.) E' interessantissima la metafora con cui San Giovanni spiega perché Dio si comporti così , ridimensionando un po' la crudeltà della situazione:

Occorre quindi sapere che quando l’anima si decide a servire solo Dio, abitualmente viene da lui nutrita nello spirito e diventa l’oggetto delle sue compiacenze, come fa una madre amorosa verso il suo tenero bambino: lo scalda con il calore del suo seno, lo nutre con latte gustoso e con cibi delicati e dolci, lo porta in braccio e lo copre di carezze.
Ma a mano a mano che cresce, la madre diminuisce le carezze, gli nasconde il suo amore tenero, lo distacca dal suo dolce seno, sul quale pone aloe amaro; facendo poi discendere il bambino dalle braccia, lo fa camminare sulle sue gambe, perché superi le limitazioni proprie dell’infanzia e acquisti le caratteristiche dell’uomo adulto. (San Giovanni della Croce, La notte oscura)

In un movimento in cui si vuole rimanere "popi", ovvero bambini per tutta la vita, lo svezzamento da parte di Dio diviene una tragedia insuperabile. Chiara non riesce ad elaborare il momento in cui "è ora di diventare adulta", né arriverà mai, in tutta la sua vita, a comprendere che quelle notti hanno un andamento ciclico, e che solamente alla fine di un lungo percorso dovrebbero portare al "matrimonio spirituale" con Gesù. Pretenderà sempre di avere il suo Gesù tutto per lei, fuso in lei, al suo fianco dal primo istante, e pretenderà di "trovarlo" in chi la circonda, fondendo tutti in "unità" con se stessa. Il passaggio dall'unità alla dipendenza è inevitabile. Ogni momento di distacco da Gesù la fa sprofondare nella disperazione.

Ma anche Chiara, quando esce da una notte, sa rituffarsi subito nella vita intensissima, ormai frenetica, del suo movimento. Se le disavventure con il Sant'Uffizio dovrebbero spingerla a tenere un basso profilo, avviene invece il contrario: vivere le notti ha temprato il suo carisma, aumentando la sua credibilità di mistica contemplatrice. La letteratura lubichiana degli anni Settanta, Ottanta e Novanta è ancora più accesa del periodo visionario della gioventù, perché trasforma “l’Ideale” in una ideologia totalizzante. La verità è che, nel frattempo, un’altra figura si è profilata all’orizzonte di Chiara: Karol Wojtyla, pronto a buttare benzina sul fuoco. E lei su quello di lui.


Prossimo post: Carisma- Parte V 






Commenti

  1. Grande contributo Tanya! In particolare quello su San Giovanni della croce "malinteso" da Chiara. Favoloso il tuo inciso "Senza che i teologi ascoltino😂": si quel Dio assomiglia al narcisista tossico, anzi diciamo pure che è creatura di quel narcisista tossico che si chiama "EGO"... PIÙ che Dio lo chiamerei d'io...e la teologia cattolica arriva a ciò per ignoranza, del mondo greco, del politeismo e del giusto rapporto col divino, della differenza ontologica tra essere ed essente. Più attenzione ai mistici "eterodossi" come Boehme, Swedemborg, meister eckart, più psicanalisi meno letteralismo è più pensiero metaforico, poetico, narrativo. Oltre la "teologia della liberazione", parafrasando un titolo di J.L. seguendo, ci vuole una "Liberazione della teologia", di cui si cominciano ad intravedere i prodromi...

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    1. Grazie, Giovanni! Sicuramente questi "volti di Dio" sono delle proiezioni da parte degli uomini.

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