Cantare di Chiara, Carisma- Introduzione e parte I


 

Autorità carismatica: "Fondata sulla devozione all'eccezionale santità, eroismo o carattere esemplare di una singola persona, e dei modelli normativi o ordini rivelati o impartiti da tale soggetto" (Max Weber)


La nostra narratrice vuole fare una nuova introduzione, dopo quella che troverete nel post "Cantare di Chiara". Le serve per precisare meglio le sue convinzioni, in quanto ora entreremo nel fortino della Chiesa Cattolica Romana, che, a differenza di noi poveri paladini, ha scoperto le armi da fuoco, e non si fa scrupolo di cannoneggiare gli eretici. Serve, inoltre, a tenervi un po' in sospeso; sopportate con pazienza i vecchi trucchi della letteratura.

“Un cristianesimo nuovo, laico, popolare ed evangelico.”

Questa è Graziella De Luca che si presenta a Pasquale Foresi (da Ferruccio Pinotti, La setta divina). Ditemi se non è il linguaggio di una televenditrice, di una pubblicitaria: la nuova versione del Cristianesimo, come l’ultima versione dell’I-phone.
Che bisogno c’è di rinnovare sempre tutto? Non lo so, ma il Cristianesimo funziona così da due millenni. Ciclicamente i fedeli si sentono indignati dalla corruzione all'interno della Chiesa, ed iniziano a lamentare un “imborghesimento”; si stava meglio quando si stava peggio, addirittura quando i cristiani venivano perseguitati, perché almeno c’erano eroismo e radicalità. E allora lo Spirito Santo provvede a dare “una ventata” e a suscitare un nuovo carisma, che è “la risposta” alla specifica necessità dell’epoca.

Arrivata ad un certo punto della mia vita, ho concluso che è questo l’aspetto della religione che non sopporto: non le assurdità, non il fanatismo, ma l’atteggiamento di strumentalizzazione, per cui persino lo Spirito Santo si mette a "spacciare l’oppio dei popoli” giusto, per venire incontro alle nuove esigenze di mercato. Nella Chiesa cattolica, essendo molto grande, le esigenze sono anche variegate, a volte contrastanti. Ma pochissime persone se ne rendono conto, credono di possedere la verità “definitiva”, e non una delle sue tante possibilità, in un credo che è molto, molto più relativista di quanto non si… Creda.

Anche nella Chiesa cattolica, a dispetto del forte centralismo voluto da Papa e vescovi, va a finire che tanti si mettono alla ricerca di questo:
“Depositari di una scoperta incredibile, di una verità assoluta, di un metodo innovativo ed esclusivo, tali da poter salvare la gente da un mondo cattivo e insulso, in cui si susseguono solo difficoltà.” (M. Marzari, L. Tinelli, 7: Sette e manipolazione mentale, Ed.PIEMME)

Chiara Lubich è, forse, tra tutti i portatori di carismi del Novecento, quella che in assoluto ha puntato di più sul ruolo della scopritrice. Se dovessimo dare retta a lei, e, soprattutto, a coloro che si sono occupati del suo pensiero, Chiara ha scoperto: Dio amore come mai nessuno, la vera Volontà di Dio, Gesù Abbandonato, Gesù in mezzo, le "dinamiche trinitarie", la vera Eucarestia, la vera personalità della Madonna... Ha dato un nuovo ruolo ai laici, ha inventato nuove vocazioni, ha introdotto nuovi metodi per interpretare il Vangelo; e, come se non bastasse, ha rinnovato tutto quello che già c'era, ad esempio l'ecumenismo, l'inculturazione, il no profit... Dite che possa bastare? In particolare Gesù Abbandonato le dà l'occasione di presentarsi come risposta alla crisi del Ventesimo secolo, alla "morte di Dio" nel pensiero occidentale, ma noi abbiamo compreso che, in realtà, il bisogno di rinascita è eterno.

Non so se Chiara sognasse di diventare Dottore della Chiesa, di sicuro i membri della Scuola Abbà la considerano già tale. Come Agostino, o Tommaso, o Teresa: una persona che cambia il modo di pensare dei cattolici, illuminando degli aspetti della fede fino ad ora poco valorizzati. In questa seconda storia che racconteremo ne ha tutte le possibilità: possiede il carisma, inteso anche come talento, le sue visioni soprannaturali sono autentiche. Non ci avventuriamo a sindacare se la sua dottrina spirituale sia eretica, questo è il compito degli “addetti ai lavori”. È la Chiesa, la teocrazia assoluta per eccellenza, che decide chi ha diritto ad aprir bocca e chi no. In questa storia, ovviamente, i prelati si divideranno: inquisitori ed angeli custodi. E, come al solito, non risulta che nessuno sia rimasto indifferente, all'apparizione di Chiara Lubich a Roma. Nessuno l'ha considerata una brava consacrata, una buona teologa tra tante: il suo carisma è il più potente di tutti i tempi, dopo la fonte diretta della Verità erogata da Gesù Cristo. Oppure la sua mistica andrebbe data alle fiamme e dimenticata.


2) CARISMA- Parte I

Gino, fratello di Chiara, e un collega medico, entrambi comunisti, si recano a trovare Chiara, malata, a piazza Cappuccini [è l'indirizzo del primo "focolare"]. Da Duccia Calderari, un'infermiera che lavora nell'ospedale dove i due prestavano servizio, l'amico ha saputo qualcosa dell'opera delle focolarine, in particolare della loro comunione di beni. Vuole perciò esprimere la sua ammirazione. Chiede: "Chi ve l'ha fatto fare?". Chiara, per tutta risposta, indica il crocifisso. Essi chinano il capo. Poi il medico aggiunge: Quello che voi avete fatto tra poche persone noi lo stiamo preparando in tutto il mondo. "Noi siamo poche, pope (che in dialetto trentino vuol dire bambine) e povere: vedremo chi arriverà prima", replica Chiara, lanciando loro la sfida. (Michel Vandeleene, Ibid.)

In una città come Trento è meglio che anche i comunisti tengano un profilo basso; invece di mangiare i bambini, sono gentili e disponibili a dialogare, tant'è vero che in questa storia è il comunista ad aprire un canale di comunicazione con Chiara, mentre lei, che è "malata", si sottrae al dialogo, demandando come sempre ogni responsabilità al crocifisso, ad una dimensione altra che esclude qualunque forma di confronto. Certo è che anche la domanda "Chi ve l'ha fatto fare?" non è il massimo, ma probabilmente tutto l'aneddoto è stato semplificato, ridotto a dialoghi un po' infantili; forse il medico (se non è proprio il famoso medico che voleva proporsi a Chiara...) sta tentando di cooptarla, incuriosito com'è, da bravo politico, da qualunque movimento sociale si verifichi intorno a lui. Forse sta cercando di spiegare a Chiara che, invece di aiutare sporadicamente i poveri, è meglio agire in modo strutturale per affrontare alla radice la disuguaglianza; oltretutto, Dori si è presa una malattia dai poveri (così si dice, non siamo nemmeno sicuri che la colpa sia loro), a dimostrazione di un certo grado di impulsività ed incoscienza. Ma a Chiara tutto questo non interessa, l'importante è che i superbi atei chinino il capo, di fronte a Gesù.

Per quale motivo, invece di collaborare verso un traguardo comune, Chiara vorrebbe fare una gara con i comunisti a chi arriva prima ? Il problema non è suo, in realtà, non ci risulta che si trovi a disagio con la fede comunista di suo fratello; se avete imparato a conoscerla, finché Gino le dà corda, che creda in quello che più gli pare e piace...

Chi vuole che Chiara arrivi assolutamente prima è la Chiesa cattolica: la frase "noi lo stiamo preparando in tutto il mondo" è un'allusione pericolosa alla lotta di classe e alla rivoluzione proletaria, che per la Chiesa significano insurrezione, contestazione del proprio potere, affermazione dell'ateismo e forse anche persecuzione (l'Urss è già nata nel 1922). Anche la Chiesa percepisce il problema sociale della povertà, ma non si possono perdere posizioni; anche senza arrivare ad instaurare in Italia un regime anticristiano, i comunisti minano l'enorme influenza che la Chiesa esercita sulle coscienze dei fedeli. Non si tratta soltanto di calcolo politico, ma di una visione radicale della vita: come potrebbe, una persona come Chiara, immaginare un mondo senza Gesù?

Da tutto appare evidente (e p. Casimiro lo conferma) che, se da una parte Chiara vedeva e accettava la volontà di Dio nelle sue direttive, dall’altra egli a sua volta e senza ben rendersene conto si apriva al nuovo spirito. All’inizio si attribuiva a lui, alla sua larghezza di vedute e al suo coraggio, la rivoluzione che stava avvenendo in seno al Terz’Ordine. Solo un po’ alla volta ci si accorse che il vero centro di irradiazione era Chiara (...) Si sono conservati degli appunti delle meditazioni tenute dalla Lubich in sala Massaia nel dicembre 1946: l’argomento affrontato in più giorni è proprio l’unità. Seppur in forma sintetica, il contenuto di essi rivela uno spessore teologico e dottrinale di rilievo. Si intravede, nelle brevi linee indicate, fondate sul modello trinitario e aperte all’orizzonte della fraternità universale, il programma ispirato da Dio che nel tempo si andrà realizzando nella vita dei Focolari . L’emergere del tratto caratteristico dell’unità è riconosciuto all’esterno del gruppo. Tra le altre prove di rilievo, merita attenzione il commento espresso negli Annali della Provincia di Trento dei frati cappuccini, dove si menziona il «gruppetto di giovani terziarie, che s’intitola dell’ “Unità”»: di esso, si dice, «tratteremo come di cosa proveniente dal Terz’ordine, quando ne vedremo più chiaro lo sviluppo». Tale osservazione viene rafforzata dopo poche righe da un’altra annotazione: «L’anima di questo circolo, o cenacolo che si voglia dire, è la Signorina Silvia Lubich di Goccia d’oro che si sottoscrive “Suor Clara”. Ad multos annos!». Un ulteriore segno che prova lo stagliarsi di una fisionomia propria del gruppo viene offerto dal Regolamento della Congregazione del Terz’Ordine Francescano dei PP. Cappuccini di Trento rinnovato, dopo più di trent’anni, nel 1946. Esaminandone il contenuto si nota, infatti, un richiamo ricorrente all’unità che informa anche la struttura della sola IV sezione, quella delle «Giovani terziarie». Essa viene trattata più ampiamente delle altre dando rilevante spazio all’aspetto spirituale. Sebbene il Regolamento sia firmato dal direttore del Terz’ordine, la differenza di questa sezione dalle altre e lo stile che permea il testo induce a ravvisarvi il contributo di Chiara, maestra delle novizie, che con alcune delle sue compagne faceva parte del Discretorio. All’art. 1 si legge pertanto che le giovani terziarie sono divise in gruppi, detti «unità», «perché ogni terziaria nel suo gruppo deve non solo tendere alla perfezione cristiana, ma in questo realizzare la preghiera di Gesù al Padre suo: “affinché tutti i credenti siano una cosa sola”». All’art. 3 vengono descritti i compiti delle «capo-unità» e «vice capo-unità» e si precisa: procureranno che le loro unità si modellino sulla vita dei primi cristiani cosicché le unità messe insieme formino la ‘comunità francescana’, che dovrebbe essere esemplare perfetto della prima comunità. (Lucia Albignente, Ibid.)

Mi fa un po' sorridere la reticenza di Chiara nel parlare dei suoi inizi come Suor Clara, maestra delle novizie francescane. Padre Casimiro non è un simpatico cappuccino che passa di lì e si intrattiene a conversare su Gesù Abbandonato; è il suo direttore spirituale, che la marca stretta, anche se ammira la sua indubbia capacità di "irradiare" all'interno del Terz'Ordine, e cerca di capire a quale genere di "innovazione" si trovi di fronte. Le conferenze di Chiara dedicate al "modello trinitario" fanno pensare alle "dinamiche trinitarie" che in futuro saranno il cardine della sua spiritualità: Chiara è sicura di sé, sa già quale idea di "Unità" vuole proporre. E già ha l'autorità per mettere mano al regolamento della sua sezione, introducendo concetti come "capo unità" e "vice capo-unità" che fanno pensare alle strutture future del Movimento. Che cos'è veramente questo gruppetto dell'Unità? Per ora i frati si concedono di osservare.

La comunità di alcune centinaia di persone formatasi attorno a loro, a Trento e nei dintorni, aveva da tempo raggiunto una certa visibilità. Se questo aveva suscitato riserve nell’Azione Cattolica, che con ciò aveva perso alcuni suoi membri, aveva fruttato, d’altra parte, l’attenzione dell’arcivescovo di Trento, mons. Carlo de Ferrari, che aveva riconosciuto in ciò che stava nascendo il «dito di Dio». Il 10 maggio 1947 egli aveva approvato ad experimentum lo Statuto dei Focolari della Carità (Gli apostoli dell’Unità), confermandolo poi il 10 maggio 1948 per i tre anni successivi, «constatato l’ottimo spirito e fervore degli associati», come annotava apponendo la propria firma.

Proprio nella tarda primavera 1948, però, al gruppo vengono mosse accuse da una terziaria, seguita da altre due giovani. La situazione creatasi richiede un intervento dell’arcivescovo che apre il 3 giugno 1948 un’inchiesta. I risultati di essa, che confermano de Ferrari nella stima per il gruppo nascente dei Focolari, esigono, d’altro canto, alcuni provvedimenti. Nei mesi successivi si arriverà a un graduale distacco di esso dal TOF. La distinzione definitiva avverrà l’anno dopo, per volere del Sant’Uffizio che inviterà «a separare completamente il Movimento Unità-Carità dal T.O. dei rev. PP. Cappuccini di Trento» e indicherà «di metterlo alle esclusive dipendenze di un sacerdote secolare prudente ed esperto». (L. Albignente, Ibid.)

La malignazza che ha denunciato Chiara ha visto il medico comunista uscire dalla casa di via Cappuccini, e qualcosa di simile basta, per avviare un'inchiesta del Sant'Uffizio? Oppure, piuttosto, si tratta della dottrina troppo disinvolta di Chiara, che ha già iniziato a tenere strani discorsi sull'Unità? Sta di fatto che la situazione è grave, forse la peggiore a cui sia mai andata incontro, anche se si tende a porre maggiore enfasi sulle persecuzioni successive. Di fatto sono i francescani che estromettono le pope, e non loro a prendere autonomamente la propria strada, al momento più giusto per loro. Dopo avere dato a Chiara la possibilità di predicare, scrivere e fare la riformatrice, la lasciano di nuovo al punto di partenza. E chi sarà il sacerdote secolare "prudente ed esperto" (!) a porsi a loro fianco?

E perché Chiara non potrà mantenere il nome "Movimento dell'Unità-Carità", i due termini che sicuramente le stanno più a cuore? In seguito dirà che la parola "unità" faceva pensare troppo al comunismo. Ma, forse, qualcuno le sta già facendo osservare che non può appropriarsi, per quanto sia innovativa, dell'Ut omnes, la preghiera di Gesù:

"Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una cosa sola; come tu, Padre, se in me e io in te, siano anch'essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato." (Gv, 17, 20-21)

Prossimo post: Carisma- Parte II 

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