La premessa di ogni premessa: cos’è la faccenda dei Libri in Soffitta

 



Come preannunciato nel post “Don Chisciotte e la letteratura focolarina”, daremo ben presto l’inizio alla pubblicazione di un importante ciclo di “cantari”: il ciclo della paladina Silvia “Chiara” Lubich. Prima, però, ritengo che sia necessario fare una premessa: proprio come nella letteratura focolarina, continuiamo a fare sempre una premessa della premessa della premessa, perché i lettori non possono capire, non possono cogliere la grandezza del nostro Ideale, se prima non li prepariamo con qualche premessa.

Come potete leggere, il sottotitolo del nostro blog recita “Se metti i libri in soffitta, loro saltelleranno giù dalle scale e verranno a cercarti”. Si riferisce, in modo provocatorio, ad una celebre frase che circola negli ambienti del Movimento. Ma è proprio vero che Chiara Lubich avrebbe richiesto ai suoi popi di “mettere i libri in soffitta”, ovvero di trascurare la propria cultura? O si tratta, piuttosto, di un falso storico che circola, come la Donazione di Costantino, per giustificare una certa, piuttosto imbarazzante, ignoranza diffusa nel Movimento?

Andremo a cercare nei nostri archivi, per analizzare una testimonianza diretta della Lubich; in questo modo avrete la possibilità di sperimentare il metodo che utilizzeremo in futuro, per affrontare i testi carismatici in modo critico.

Partendo dal presupposto che l’hidalgo focolarino trova tutto di Provvidenza, abbiamo recuperato la trascrizione di una BOBINA (fidatevi, si chiama così, anche si trattava di un video streaming), nella quale Chiara racconta la storia in un modo esteso e particolareggiato. Potrete notare che il parlato rende ancora più forti, più decise le sue affermazioni. Cerchiamo anche di ricostruire un minimo di contesto: Chiara vuole dimostrare l’importanza di mantenere la presenza di Gesù in mezzo tra le persone del Focolare.

Leggiamo integralmente e poi analizziamo. 


Vi siete messi comodi, per ascoltare la lunga bobina?


Un’esperienza mia dei primi due anni, ’44-’45, è stata quella di avere l’animo in grande sospensione. Cioè arrivava questo Ideale, questo carisma funzionava; si innestava sulla mia anima e sulla mia intelligenza, come una luce nuova, però nessuno me l’approvava.

La chiesa l’abbiamo conosciuta nel Vescovo così, ma conosceva anche poco della nostra spiritualità quindi avevo l’impressione “Io cammino, ma chi mi dice: “Tu fai bene?”

Chi me lo diceva: era il focolare, dove c’era Gesù in mezzo. Era Gesù che mi diceva… Quando c’erano le focolarine e venivano a casa non avevo un minimo… Minima sospensione, minimo dubbio, minimo niente. Era tutto chiaro che io ero stata chiamata, io devo portare questa spiritualità, io devo arrivare all’ut omnes, era tutto chiaro.

Una volta che non c’era Gesù in mezzo in focolare e le mie compagne dovevano correre ad andare negli uffici, nelle scuole dove erano; io sono rimasta a casa per far la minestra per tutte, ricordo che son partite e non c’era unità.

Io sono andata in soffitta a prendere della legna per cuocere, però su in soffitta vedo i miei libri che avevo lasciato per Dio, e era il mio tesoro che avevo lasciato, il mio Dio di prima e ho visto, ho sentito il pianto dentro di me, perché non aveva più senso la mia vita senza Gesù, senza Gesù in mezzo, e lì sono cadute queste lacrime e ricordo appunto questa polvere sui libri che si è alzata via per via di queste lacrime. Sono venuta giù (…) E ho aspettato che venissero. Allora ci siamo dette “Allora mettiamo Gesù in mezzo”, è scomparso tutto, ho ritrovato nuovo il senso della mia vita… Chi ci dà a noi, popi, il senso della nostra vita è Gesù in mezzo, non tanto Gesù dentro, anche quando siamo soli e non possiamo far altro; ma è Gesù in mezzo, perché noi, appunto, portiamo la spiritualità collettiva, portiamo la comunione. Ora chi dà senso a noi in questa strada è Lui in mezzo a noi. (Chiara Lubich, incontro con le comunità di Calabria, Malta e Sicilia, Palermo 18 gennaio 1998)  

 

Se conoscete la storia di Chiara (tranquilli, è questione di attendere ancora per un post), siamo agli inizi della sua convivenza con le “prime compagne” Dori, Natalia, Gis, Giosi, ecc… quindi il focolare descritto si trova ancora a Trento, mentre in seguito si trasferiranno a Roma. Evidentemente le ragazze lavorano, secondo quanto prevede la vocazione dei focolarini, che sono laici “nel mondo”, anche se convivono come dei religiosi. Ma Chiara no… La mantengono con i loro stipendi? In ogni caso, questa testimonianza smentisce un altro falso storico: che Silvia Lubich non facesse mai i mestieri di casa, troppo impegnata ad andare in giro a ritirare premi; qui sta cucinando la minestra, anche se non sembra molto soddisfatta. Pretendono pure di trovare da mangiare, quelle birbone, che se ne sono andate lasciandola lì da sola, “senza Gesù in mezzo”.

Osservandola da vicino, Silvia “Chiara” è molto meno lineare e semplice di quanto non sembri. Si contraddice: è sicura che il suo carisma “funzioni”, ma al tempo stesso soffre perché nessuno “me l'approvava”. Ci tiene a precisare che questo carisma è arrivato dall’esterno, ricevuto direttamente da Dio, che lo ha “innestato” in lei; ma allora perché alle autorità ecclesiastiche non sta mai bene? “È una luce nuova”: non l’hanno ancora capito, ci arriveranno con il tempo, è all’avanguardia… Chiara non vuole l’approvazione perché teme di essere nel torto, la vuole semplicemente perché ne ha bisogno per andare avanti a fare le sue cose.

Interessante il particolare del Vescovo: si tratta di Mons. De Ferrari, arcivescovo di Trento, che sostiene attivamente Chiara, difendendola in molte occasioni. E come mai, dopo due anni, ancora non conosce bene la sua spiritualità, mettendo in gioco la propria credibilità nel sostenerla alla cieca? Forse, quando Chiara inizia ad illustrargliela, il vescovo taglia corto, o ha qualcosa da ridire. O forse Chiara sta sviluppando l’arte di tacere, quando vuole, per riservare le rivelazioni “scomode” solo alle sue compagne?


In ogni caso, Chiara gode di un’approvazione assoluta: quella che sente dentro di sé quando si trova con le compagne. “Minima sospensione, minimo dubbio, minimo niente. Era tutto chiaro che io ero stata chiamata, io devo portare questa spiritualità, io devo arrivare all’ut omnes, era tutto chiaro." Vi sembra normale pretendere di vivere così, senza avere mai dubbi? Si dice che le persone intelligenti dubitino spesso, perché soppesano in continuazione quello che fanno, si rendono conto dei rischi. Per Chiara, invece, dev’essere tutto chiaro, o sprofonderà nella disperazione.

Essere da sola, come scopriremo in futuro, la mette piuttosto a disagio. Quando le compagne sono partite, l’armonia, ovvero “Gesù in mezzo”, non c’era. Hanno litigato? Un’altra caratteristica di Chiara sono le censure, che creano nel lettore/ascoltatore una notevole ansia. Perché non c’è Gesù in mezzo? Se lo sapessimo, potremmo magari evitare di ripetere l’errore. Il mistero rimane… E sorge il sospetto che, semplicemente, non ci sia Gesù in mezzo perché l’hanno lasciata da sola, cosa che l’egocentrismo di Chiara soffre enormemente.

 

“Ho sentito il pianto dentro di me, perché non aveva più senso la mia vita senza Gesù, senza Gesù in mezzo…” Certo, essendo la fondatrice di una nuova comunità basata proprio su Gesù in mezzo, il ragionamento non fa una piega; ma è inutile che ci nascondiamo: “non aveva più senso la mia vita” è un’affermazione che destabilizza per quanto è estrema, soprattutto se è accompagnata dal pianto. Chiara ha una crisi; non le sembra naturale che i rapporti si possano aggiustare facilmente, quando le compagne ritorneranno. Nell’attesa, magari la sua vita avrà senso comunque, anche con un Gesù in mezzo “a mezzo servizio”… No, non può vivere se la tragedia non si risolve subito.  

Speriamo che nel frattempo la minestra non si sia attaccata



E veniamo ai famosi libri: abbiamo scoperto che Chiara non invita nessuno a metterli in soffitta, nel senso di non leggerli; fate quello che vi pare, a lei basta che la rassicuriate sul suo carisma. Ma… Perché proprio i suoi libri sono in soffitta, non ci sono anche quelli delle altre? E perché li tiene in soffitta, immagino che la casa fosse piccola, ma metterli soggiorno su qualche mensola non qualificava un po’ culturalmente il focolare? E, dato che c’è… In attesa che le compagne ritornino, perché non ne apre uno e se lo legge, per consolarsi, mentre gira la minestra? Un affronto a Gesù, che viene subito trascurato?

Chiara intende creare una tipica contrapposizione tra “il mio Dio di prima (i libri)” e “Il mio Dio di ora (il focolare)”: se non mi tenete Gesù in mezzo, me ne torno dai libri! Ma non credo proprio che la passione per lo studio fosse “il suo Dio”, nel senso di amare più di ogni altra cosa la cultura. Non è assolutamente nel suo personaggio; oltretutto, nelle biografie ufficiali afferma di avere lasciato gli studi non “per Dio”, ma perché la guerra le aveva impedito di studiare a Ca’ Foscari. Qual è la verità?

I libri sono “il Dio di prima”, forse, nel senso che rappresentano il vecchio modo di “conoscere Dio”, quello attraverso lo studio teologico e filosofico, mentre ora Chiara può incontrarlo nelle sue visioni ed intuizioni carismatiche. Insomma, nella mente di Chiara c’è un susseguirsi di voci e di immagini, i libri la distraggono, sono tra le cose che interrompono il flusso della sua “esperienza mistica”.

Chiara vive in un mondo come quello dell’uomo di Charles Baudelaire, per il quale “la Natura è un tempio ove viventi pilastri a volte confuse parole mandano fuori; la attraversa l'uomo tra foreste di simboli dagli occhi familiari”; eppure stavolta proprio lei, che coglie sempre i simboli che Gesù le fa trovare, non si accorge di quelle lacrime che ALZANO LA POLVERE DAI LIBRI… E prendi in mano ‘sti libri, Lubich, mettiti una buona volta a studiare, invece di improvvisare la teologia!

E invece tornano le compagne, decidono di “tenere Gesù in mezzo” non perché sia giusto e meritevole andare d’accordo tra loro, delle persone adulte che hanno scelto di vivere insieme, ma perché questo permetterà a Chiara di ritornare alla massima potenza della sua autorità carismatica. Con un certo senso di colpevolizzazione: se non tenete Gesù in mezzo, la colpa è vostra, mi avete fatto stare male e avete ingolfato il cammino del Movimento... Anzi... Amiche: finché non c'eravate, avevo perso il senso della mia vita.

 

In conclusione: Chiara vuole essere sicura che il suo carisma sia reale, ma la dimostrazione è nell’autoreferenzialità più assoluta. Sono le sue amiche, sue complici ed anche sue succubi, a rinforzarla in continuazione, mentre il mondo esterno, compresi i libri, tenta inutilmente di metterla in discussione. Solo nella solitudine Chiara vacilla, per una notevole fragilità emotiva, ma anche perché, forse, il buon senso e il contatto con la realtà tornano a prevalere in lei per un momento. Ma non fa nemmeno a tempo a prendere in considerazione un dubbio che la spirale di rapporti tra lei e gli altri popi ricomincia, facendola sentire di nuovo forte, sicura di sé.

A noi comuni mortali, che vorremmo seguirla, rimangono due perplessità: ma, alla fin fine, questo carisma funziona davvero? E se ci teniamo i libri, invece di metterli in soffitta, possiamo costruire ugualmente la presenza di Gesù in mezzo? Chiara, sicuramente, si arrabbierà perché la stiamo trascurando. 


Cari lettori, come avete visto ci siamo dilungati e potremmo andare avanti all’infinito, lasciando spazio alle discussioni tra noi. Abbiamo capito che persona è, veramente, Silvia Chiara? Assolutamente no, le domande su di lei  sono aumentate. Per quanto riguarda i libri, teneteli dove vi pare e leggeteli a volontà. Con qualche piccola precisazione: non ci troverete dentro nulla di buono, perché il carisma si trova solo nella mente di Chiara; non metteteli troppo in vista, perché rubano spazio alla promozione  del Focolare; prima di leggerli dovete finire di lavare i piatti, pulire tre volte i pavimenti, incontrare tre comunità, preparare la cena a due capozona, dire due rosari, andare a messa in un quartiere a 50 km di stanza, compilare gli schemetti… Ah, no, questi sono stati proibiti… Insomma, il sistema migliore è sfiancarvi.

Se avete dei libri che rimangono in soffitta ad impolverarsi, portateli pure alla nostra B-C-F! Giuliana da Norwich li catalogherà volentieri.


Prossimo post: ha inizio il Cantare di Chiara ricorretto e di nuove figure adornato 

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