Don Chisciotte e la letteratura focolarina

 



Ve lo ricordate, Don Chisciotte? Sono finit* per caso a leggere “Don Chisciotte della Mancia” proprio in questo periodo in cui stavo pensando ai problemi del Movimento dei Focolari, che sembrano lontanissimi dalla letteratura. Ma la mia edizione ha una prefazione di Cesare Segre, grande critico letterario, che mi ha fatto un’enorme impressione, perché mi è sembrato di cogliere delle attinenze.

Don Chisciotte è un piccolo nobile spagnolo, che ha passato tutta la sua vita a divorare poemi e romanzi di “letteratura cavalleresca”: re Artù, Orlando furioso, e via dicendo. Non dorme nemmeno la notte per leggerli, e così si esaurisce fisicamente e mentalmente (ecco un’attinenza con i nostri Focolarini!). Non vede più la vita reale, ma un mondo fatto di cavalieri, draghi, donzelle da salvare: esce di casa per realizzare una grande missione, esattamente com’è scritto nei suoi libri. È un personaggio che sta istintivamente simpatico: ha le migliori intenzioni di questo mondo, è incredibile la sua capacità di leggere nuovi segni, trovare nuovi pretesti per continuare ad illudersi. Non combina nulla, anzi, torna sempre a casa malconcio, ma ha una nipote molto preoccupata che vorrebbe allontanarlo dai libri; pensa bene di sequestragli la biblioteca e di bruciarli tutti. Sono i libri che lo hanno fatto impazzire.

Il lettore parteggia per Don Chisciotte: meglio lui che la nipote, che si mette in combutta con il curato e il barbiere, persone limitate e grette; Don Chisciotte è un idealista, colora il mondo con la fantasia. Certo, non tutti si rendono conto che avere un Don Chisciotte in casa è un po’ diverso da vederlo passare per le strade, e sorridere delle sue disavventure. Forse è un po’, quanto meno, pesante. 

Essere matti per un ideale, anche per “l’Ideale” dell’unità, può far bene, meglio di “viver come bruti”, direbbe Dante. Il problema è che Don Chisciotte, di fatto, non porta mai a termine le grandi missioni che si prefigge, ma, se qualcuno glielo fa notare, si inalbera e nega qualunque fallimento.

Scrive Cesare Segre:

Le cose a cui Don Chisciotte crede non sono affatto ridicole, anzi, nobilissime; quello che gli manca è la capacità di commisurarle alla realtà, e in tal modo strapparle ad uno sterile idoleggiamento e renderle attuabili e vitali.

E non è neanche vero che Don Chisciotte non fa del male a nessuno:

Don Chisciotte, che proclama la difesa della vita e dei perseguitati, la lotta per la giustizia, la milizia religiosa della cavalleria, non fa che aggravare le sofferenze di quelli che difende, violare le leggi del vivere civile, rischiare i rigori dell’Inquisizione. Non medita sulla legittimità o sulle conseguenze della sua azione nel preciso contesto in cui la svolge.

E questo forse è il cuore dolente della questione: perché i credenti “carismatici” partono con la migliore intenzione di salvare il mondo e poi finiscono, addirittura, per provocare dei guai? Forse perché l’approccio carismatico all’esistenza tende a sospendere il senso critico (“non medita sulla legittimità e le conseguenze”)?

Si dirà che c’è una bella differenza tra Don Chisciotte e le persone dei movimenti: lui legge la letteratura cavalleresca, che è fantastica, loro la... “letteratura carismatica”, che parla del mondo reale. 

Ma anche nella letteratura carismatica abbondano le narrazioni: ci sono le storie dei fondatori, ed un sacco di testimonianze dei seguaci, che sono piene di epifanie, misteri, colpi di scena, hanno persino degli elementi “magici” (le famosissime scarpe numero 42 che Chiara Lubich riceve per un povero…) Storie che vanno sempre a finire straordinariamente bene, il lieto fine è all’insegna del miracolo. C’è poi la parte maggiore di questa letteratura, che riguarda il pensiero del fondatore; può essere espresso in forma poetica, o attraverso aforismi, o addirittura sogni, favole, narrazioni allegoriche: il problema è come la si legge, se alla lettera, o se filtrata da una visione univoca, completamente fuori dal contesto di partenza. Chiara Lubich, ad esempio, dichiarava di leggere il Vangelo alla lettera, “così com’è”, e di limitarsi a dare indicazioni su come metterlo in pratica; semplicissimo! Ma non è vero, studiandola con attenzione.  

Ecco che un hidalgo focolarino sente il bisogno di aprire a caso uno dei suoi libri preferiti, per trovare proprio il passo giusto per affrontare ciò che sta vivendo in quel momento

Come potrete immaginare, questo blog si oppone alla nipote di Don Chisciotte, togliendole di mano i libri che vorrebbe bruciare. Preferiamo, piuttosto, raccoglierli nella nostra biblioteca. È giusto che nella casa di un vero Focolarino ci sia una biblioteca carismatica, anche piccola, anche una semplice raccolta di riviste; altrimenti è l’ennesima sciatteria. Devo dire che qualche volta sarei andat* anch’io a dare fuoco alla biblioteca di famiglia, per liberarci da certi deliri, ma è molto meglio prendere quei libri ed analizzarli uno spirito diverso, “critico” nel senso buono del termine. 


Il pensiero del giorno ci ha dato la carica! 



Quando parlo addirittura di “deliri”, intendo dire che le persone comuni come me vorrebbero avere una vita serena, in pace, ma certi discorsi interferiscono con questo semplice desiderio, oppure portano dei guai. Guai che possono essere dei pasticci perdonabili,  storielle memorabili che si raccontano anche dentro il Movimento; ma ci sono anche i guai seri, gli abusi, le tragedie che si potevano evitare.

Da Don Chisciotte deriva il modo di dire “combattere contro i mulini a vento”: detto così, sembra solo un problema di obiettivi: e chi lo sa, magari un giorno, a furia di combattere, dimostrerà che aveva ragione lui… Ma ci rendiamo conto di quanto tempo sprecato, di quanta vita calpestata c’è dietro? Con le migliori intenzioni.

  

B-C-F incomincia le sue pubblicazioni con il più importante ciclo epico cavalleresco carismatico: il Ciclo di Silvia "Chiara" Lubich 

Commenti

  1. "Le cose a cui Don Chisciotte crede non sono affatto ridicole, anzi, nobilissime; quello che gli manca è la capacità di commisurarle alla realtà, e in tal modo strapparle ad uno sterile idoleggiamento e renderle attuabili e vitali." Questo pensiero calza davvero a pennello con una certa mentalità ancora in auge nel movimento dei focolari...

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  2. I think that some of us, in the end, felt more like Sancho Pancha in the song of Francesco Guccini
    "Ho letto millanta storie di cavalieri erranti,
    Di imprese e di vittorie dei giusti sui prepotenti
    Per starmene ancora chiuso coi miei libri in questa stanza
    Come un vigliacco ozioso, sordo ad ogni sofferenza.
    Nel mondo oggi più di ieri domina l'ingiustizia,
    Ma di eroici cavalieri non abbiamo più notizia;
    Proprio per questo, Sancho, c'è bisogno soprattutto
    D'uno slancio generoso, fosse anche un sogno matto:
    Vammi a prendere la sella, che il mio impegno ardimentoso
    L'ho promesso alla mia bella, Dulcinea del Toboso,
    E a te Sancho io prometto che guadagnerai un castello,
    Ma un rifiuto non l'accetto, forza sellami il cavallo!
    Tu sarai il mio scudiero, la mia ombra confortante
    E con questo cuore puro, col mio scudo e Ronzinante,
    Colpirò con la mia lancia l'ingiustizia giorno e notte,
    Com'è vero nella Mancha che mi chiamo Don Chisciotte..."

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  3. Salta in piedi, Sancho, è tardi, non vorrai dormire ancora,
    Solo i cinici e i codardi non si svegliano all'aurora:
    Per i primi è indifferenza e disprezzo dei valori
    E per gli altri è riluttanza nei confronti dei doveri.
    L'ingiustizia non è il solo male che divora il mondo,
    Anche l'anima dell'uomo ha toccato spesso il fondo,
    Ma dobbiamo fare presto perché più che il tempo passa
    Il nemico si fa d'ombra e s'ingarbuglia la matassa...

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    1. Grazie! Diciamo che ci siamo impegnati tutti a fare i Sancho Panza dei Don Chisciotte focolarini, accompagnandoli nelle loro imprese, ma arriva un punto in cui inizi a dire: "In the end, adesso ce ne ritorniamo a casa, l'avventura è finita..."

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